Zingaretti ignora il Tar e continua a fare nomine esterne a spese dei laziali

11 Mar 2015 20:09 - di Redazione

Il Tar del Lazio ordina. Ma la regione Lazio se ne frega. Si potrebbe sintetizzare in queste poche parole l’atteggiamento del governatore Nicola Zingaretti, del Pd, nei confronti della magistratura amministrativa che di recente lo aveva diffidato dal procedere ad affidare incarichi all’esterno della struttura burocratica della Regione. In pratica, una vera reprimenda finalizzata a contenere gli sperperi dei governi locali cui Zingaretti per tutta risposta ha replicato con un nuovo incarico esterno.

La denuncia è partita dai consiglieri del centrodestra

A scoprire la nuova nomina presidenziale è stata l’opposizione di centrodestra che attraverso i consiglieri regionali Adriano Palozzi e Giuseppe Simeone è andata a spulciare il Bollettino ufficiale della Regione (Burl) trovandovi il conferimento dell’incarico ad un esterno nominato responsabile della struttura “Rapporti con gli Enti Locali, le Regioni, lo Stato, l’Unione europea”. In pratica, l’equivalente di un manrovescio assestato sulla faccia dei magistrati del Tar che hanno visto clamorosamente disattesa la loro motivata e fondata reprimenda.

«Zingaretti vuol porsi al di sopra della legge»

In una nota diffusa alla stampa, Palozzi e Simeone accusano Zingaretti di voler porsi al di sopra della legge che invece «parla chiaro e non è soggetta a interpretazioni personali». La loro censura è molto dettagliata: «L’amministrazione pubblica – spiegano i due consiglieri – può affidare incarichi esterni nella misura massima dell’8 per cento e nel caso della Regione Lazio, almeno sulla carta, parliamo di 19 dirigenti. Invece l’elargitore Zingaretti è arrivato al record mondiale di 68 consulenze esterne, causando un evidente danno all’erario già accertato dalla Corte dei Conti». Palozzi e Simeone non si sono limitati a dichiarare ma hanno portato la vicenda nomine al Question time del Consiglio regionale. Manco a dirlo, Zingaretti ha dato forfait, e “forte” del solito impegno istituzionale non si è nemmeno presentato in aula ma ha delegato a rispondere l’assessore Visini, rivelatasi – a detta degli interroganti – «evasiva, a tratti imbarazzante».

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