Vietato scrivere che i rom rubano: e la nomade ottiene 1000 euro dal giudice

13 Mar 2015 14:28 - di Francesco Signoretta

Fra poco non si potrà neppure pronunciare la parola “rom”, visto che è già stata abolita la parola “zingari” e a seguire “nomadi”. Si corre il rischio di finire malconcio e di sborsare parecchi quattrini. Figuriamoci se scrivi che i rom rubano. Il Tribunale Civile di Roma ha condannato la casa editrice Simone per condotta discriminatoria nei confronti di rom e sinti, ordinando il ritiro dal mercato di una pubblicazione, rivolta ai partecipanti al concorso di abilitazione per l’esercizio della professione di avvocato, in cui le comunità rom vengono «automaticamente associate» alla commissione di reati. Lo rendono noto, con un certo trionfalismo, Associazione 21 luglio e Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione).

I rom rubano? Non si puà dire, altrimenti si scatena l’inferno

Le due associazioni nel giugno 2012 avevano presentato un’azione civile congiunta contro la casa editrice, supportando la causa avanzata da D.S., una donna rom che si era sentita lesa nella sua dignità in quanto appartenente alla comunità “criminalizzata”. Il volume, pubblicato nel 2011, contiene una raccolta di pareri motivati di diritto penale destinati alla preparazione dell’esame di avvocato. Per spiegare il reato previsto dall’articolo 712 del codice penale (“acquisto di cose di sospetta provenienza”) l’autore della pubblicazione analizza le circostanze che debbono far sorgere nel soggetto che acquista o riceve il sospetto che la cosa provenga da reato indicando, in particolare, l’acquisto da “un mendicante, da uno zingaro o da un noto pregiudicato”.

Per la donna rom. mille euro di risarcimento

Secondo 21 luglio e Asgi, l’esempio usato dall’autore veicola un messaggio «gravemente lesivo della dignità e della reputazione di tutta la comunità rom e sinta», in quanto porta a dedurre che l’acquisto o la ricezione di un bene da uno zingaro debba necessariamente far sorgere in chi acquista o riceve il sospetto dell’illecita provenienza del bene. «Associare il termine zingaro alla commissione di reati contro il patrimonio di fatto diffonde uno stereotipo negativo, oltre che un preconcetto razziale privo di fondamento, secondo il quale i rom sono delinquenti per il solo fatto di essere rom», spiegano le due associazioni in una nota. Con la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale Civile di Roma, il giudice ha accolto la richiesta di dichiarare discriminatorio il riferimento agli zingari e ha ordinato al Gruppo Editoriale Simone e all’autore della pubblicazione di provvedere al ritiro dal mercato della pubblicazione. Il Tribunale ha inoltre condannato la casa editrice a un risarcimento economico di mille euro nei confronti di D.S., la donna rom che ha introdotto la causa civile.

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