Vatti a fidare dei renziani: ora Alfano si becca il “fuoco amico” del Pd

28 Mar 2015 18:30 - di Bianca Conte

Alfano sotto il fuoco incrociato: nel mirino di quelli che dovrebbero essere i suoi sostenitori (di governo) e i suoi detrattori, il tema della sicurezza. Ma il ministro dell’Interno, alla prova dell’Expo, da parte sua si dice pronto ad affrontare le sfide in agenda: dalla misure anti-terrorismo alla lotta alla corruzione, alla criminilaità organizzata, al degrado.

Alfano, alla prova «sicurezza» da Napoli all’Expo

La sfida dell’Expo, che più mi chiama in causa, è dimostrare che queste cose l’Italia le affronta in piena sicurezza, ha dichiarato in apertura del suo intervento il titolare del Viminale alla giornata di Expo a Firenze. «Questo evento – ha aggiunto Alfano – che può richiamare le peggiori attenzioni di gruppi più o meno organizzati, si svolge in un contesto di assoluta sicurezza. Abbiamo lavorato affinché l’Expo non diventasse ragione di successo per ladri e malfattori». Non solo: in un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno, il capo del Viminale ha annunciato di avere pronto un «piano» per rendere «Napoli una città sicura». «Faremo ciò che serve per renderla tale», dichiara il ministro dell’Interno nell’intervista, aggiungendo come «nel 2014 c’è stato un calo dei reati di oltre il 4%, ed è stata positiva anche la riduzione degli omicidi». Anche se, chiosa poi, «l’inizio di quest’anno, purtroppo, non fa registrare la stessa tendenza».

Alfano nel mirino

Ma la voce del dissenso parte proprio dal Pd, alleato di governo: tanto che la deputata democrat Michela Rostan, in risposta all’intervista rilasciata dal ministro, ha replicato polemicamente in una nota sottolineando come, in materia di sicurezza, «dal 2008 al 2013 sono stati tagliati 3 miliardi di euro nel comparto sicurezza, ma nel contempo si verifica il paradosso del Fondo Unico Giustizia (Fug) – ha sottolineato Rostan – che possiede una somma pari a 1 miliardo e mezzo di euro e titoli per 2 miliardi di euro ai quali si potrebbe attingere, anche solo in parte, per aumentare le risorse alle forze dell’ordine, prevedere incentivi per il personale e finanziare una strategia nazionale contro il crimine». Quindi, sferzando sia il governo tutto, che uno dei suoi principali ministri, la Rostan ha concluso: «Il governo deve comprendere che Napoli è una priorità nazionale e che occorre agire con una strategia integrata e duratura sia sul piano dell’ordine pubblico che del welfare. Bisogna garantire il diritto alla sicurezza dei cittadini e promuovere uno sviluppo sano del territorio per attrarre investimenti. I provvedimenti-tampone presi sull’onda dell’emergenza non possono essere risolutivi». E non è tutto: dal fronte opposto, Daniela Santanché, affondando il coltello nella piaga, ha aggiunto: «Alfano sostiene che occorre separare chi prega da chi spara. Ma il problema è proprio questo: spesso proprio chi prega è la stessa persona che poi spara». E tra monito, consiglio e denuncia, l’esponente azzurra ha concluso: «Il terrorismo islamico affonda le sue radici dal fondamentalismo religioso. Proprio per questo dobbiamo mettere sotto controllo tutte le moschee in Italia e capire bene, fino in fondo, cosa dicono e cosa fanno gli imam».

La risposta alle critiche

La risposta del ministro: «L’Italia è pronta». E dal banco di prova nazionale, Alfano replica alle critiche con le sfide in corso, da Napoli all’Expo.«Il punto di equilibrio lo stiamo centrando, la frase finale dovrebbe essere: fermare ladri, corrotti e mafiosi, ma non i grandi eventi e le grandi opere», ha spiegato allora Angelino Alfano rispondendo alle critiche bipartisan a lui rivolte in materia di sicurezza, specificando: «Daremo una grande forza ai sindaci, un nuovo potere di ordinanza per punire graffitari, writter e non solo». Poi, entrando nel merito, ha ricordato anche come «nel decreto approvato nel mese scorso contro il terrorismo abbiamo avviato l’operazione “strade sicure”: 4.800 soldati che presidieranno i punti sensibili, dandoci la possibilità di liberare delle risorse umane, di polizia, carabinieri e Gdf, che potranno essere applicate al controllo del territorio». Il banco di prova è esteso. E militarizzato.

 

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