Tunisia, caos alla Farnesina: nessuna certezza sulle vittime italiane

18 Mar 2015 19:29 - di Desiree Ragazzi

Caos alla Farnesina. Dopo sette ore dall’attacco terroristico al museo del Bardo in Tunisia la diplomazia e il governo italiani ancora non è in grado di confermare se nella sparatoria sono rimasti uccisi italiani. La notizia è stata diffusa da Al Jazeera e confermata dal premier tunisino. Ma il governo e la  Farnesina prendono tempo. Lo confermano la vaghezza delle dichiarazioni di Matteo Renzi e quelle imbarazzate di Paolo Gentilon che non è riuscito a confermare o meno se ci sono vittime italiane. «Le autorità tunisine –  ha detto il ministro degli Esteri – hanno parlato di vittime di nazionalità, tra cui italiane, ma noi prima di dare numeri vogliamo conferme molto concrete». La Farnesina, infatti, conferma soltanto che ci sono due feriti italiani. «La nostra reazione – ha detto ancora Gentiloni in conferenza stampa – deve essere di fermezza e di vicinanza alla Tunisia e un attacco di questo genere non può che rafforzare la determinazione nostra contro la minaccia terroristica».

Tunisia, Gasparri: aspettiamo risposte immediate da Ue

«L’attentato in Tunisia non è causale. È un paese libero e democratico – ha detto il senatore azzurro Maurizio Gasparri che non si è piegato al fondamentalismo jihadista. Ma la minaccia terroristica interessa tutti noi. Ha già colpito tutti noi. Fonti delle autorità tunisine parlano di diversi nostri concittadini morti al museo di Tunisi. Italiani tra le vittime. Una notizia scioccante. È tempo di reagire. Serve una risposta a livello internazionale netta e chiara. Il fanatismo islamico dell’Isis va fermato con azioni militari congiunte. Domani inizia il Consiglio europeo. Quanto accaduto a Tunisi e la minaccia terroristica dovranno essere al centro del confronto. Aspettiamo risposte concrete e immediate. Ci sono nostri concittadini morti ingiustamente – ha detto – che meritano rispetto e famiglie, alle quali va il mio sincero cordoglio, che devono sentire in questo momento la presenza forte dello Stato».

 

 

 

 

Commenti