Studenti di giorno, lavoratori del sesso di notte: allarme in Gb

27 Mar 2015 19:24 - di Redazione

Sui libri di giorno e “sex worker” di notte. Vendere il proprio corpo per pagarsi la retta o un migliore stile di vita all’università non è più un tabù in Gran Bretagna. Anzi, secondo una sorprendente ricerca condotta dalla Swansea University, il 22% degli studenti negli Atenei del Regno ha considerato come una opzione i cosiddetti lavori nell’ industria del sesso, che vanno dalle chat erotiche, agli spogliarelli fino alla vera e propria prostituzione. E il 5% ha ammesso di aver fatto soldi in questo modo: si contano più uomini di donne. Si parla, secondo gli esperti, di decine di migliaia di studenti che si sono già “messi in vendita”: un dato allarmante per le università britanniche che dovrebbero offrire sostegno a queste persone. Lo studio, dal titolo emblematico di “Student Sex Work Project”, ha chiesto anche agli studenti di motivare questa scelta. I due terzi afferma che la priorità sono i soldi per uno stile di vita migliore, mentre il 45% vuole evitare di finire l’università coi debiti accumulati per pagarsi le costose rette nel Regno. Ma c’è anche chi mette prima di tutto il piacere fisico.

Sesso? Un “lavoro” solo part-time

Di solito si lavora in questo settore per periodi brevi e con orari part-time, meno di cinque ore a settimana, per non togliere troppa attenzione agli studi. Negli ultimi anni è diventato sempre più difficile mantenersi in un ateneo britannico, ancora di più se si tratta delle istituzioni più elitarie di Oxford e Cambridge. Sono state numerose negli ultimi tempi le manifestazioni delle organizzazioni studentesche che hanno in certi casi preso d’assedio il centro di Londra per protestare contro le elevate rette da 9 mila sterline e i tagli all’educazione voluti dal governo di David Cameron. Ed ecco quindi che il lavoro più vecchio del mondo corre in aiuto di molti che non ce la fanno e in molti casi si mischia alle nuove tecnologie. Si può trovare un po’ di tutto nel vasto universo dei “sex worker”: dalle studentesse di giorno che diventano escort di notte, alle “massaggiatrici” in centri sauna di dubbia fama, ai giovani arruolati nella pornografia online, alle tante occupazioni nei locali a luci rosse, fra cui quella di ”maggiordomo nudo” o spogliarellista. E il fenomeno è diffuso un po’ ovunque, non solo nella Londra capitale anche dei vizi, ma nelle città universitarie più piccole. Tutti vogliono evitare l’incubo peggiore per gli studenti britannici: quello di laurearsi con un debito da 50mila sterline.

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