Popolari, la Camera approva la riforma e parte il risiko bancario

12 Mar 2015 13:15 - di Alberto Fraglia

Volano in borsa i titoli delle banche popolari dopo il via libera al decreto del governo della Camera. Bpm, già forte in avvio di seduta, registra un +1,76%, affiancato dal Banco Popolare (+1,88%). Tra i titoli ben comprati, in un listino nel complesso piatto, ci sono anche Bper (+1,08%) e Ubi (+0,77%) e , fuori dal comparto, Mps (+1%) potenziale preda nel risiko atteso dalla trasformazione in Spa delle maggiori banche cooperative. La reazione della borsa, in verità , non sorprende. La riforma, approvata dalla Camera, passa ora al Senato. Il decreto dovrà essere convertito entro il 25 marzo.

Sulle Popolari in corso l’indagine della Consob

Restano, ovviamente, aperte tutte le riserve su una riforma che snatura ruolo e funzione del credito cooperativo, esponendo le banche popolari alla aggressione delle grandi concentrazioni creditizie. Gli effetti registrati in Borsa ne sono una anticipazione. Al varo del decreto, sulla cui costituzionalità c’è tutto da discutere, in quanto è difficile intravedervi elementi di urgenza e necessità, sono esplose molte polemiche. Consob e magistratura hanno avviato una indagine in merito alla divulgazione anticipata di notizie sul contenuto del provvedimento legislativo dell’Esecutivo e la registrazione di operazioni anomale in Borsa. Insomma, si indaga su operazioni “sospette”.

Popolari: a rischio 20 mila posti di lavoro

La riforma, presentata come il toccasana per modernizzare un sistema obsoleto e rendere più competitive le popolari, in effetti scardina la formula mutualistica e societaria che è alla base del successo del credito cooperativo,; una formula che lo ha fatto crescere e imporre come riferimento territoriale affidabile per una miriade di piccole e medie imprese. In tempi di crisi questi istituti hanno garantito credito , mentre i grandi sportelli bancari chiudevano i battenti all’utenza. Insomma, si sta facendo un favore ai grandi gruppi speculativi. Con il rischio, peraltro, di far saltare oltre 20 mila posti, secondo le stime di Assopopolari. Tra il rafforzamento di un sistema che garantisce credito alle imprese nei territori consentendole di crescere e di svilupparsi, utilizzando ai fini produttivi la raccolta del risparmio, il governo Renzi opta per un modello bancario fondato esclusivamente sulla finanza e sui guadagni immediati. E la chiamano riforma!

Commenti