Da pm De Magistris sbagliò nel 2004, paga lo Stato. Gasparri: «Vergognoso»

2 Mar 2015 20:30 - di Redazione

«L’ulteriore esborso di soldi pubblici per pagare gli errori giudiziari di Luigi De Magistris conferma, una volta di più, che la norma sulla responsabilità civile dei magistrati è giusta e sacrosanta». Lo afferma, in una nota, il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri. «Negli anni in cui è stato Pm – continua l’esponente di Forza Italia – De Magistris ha collezionato una serie incredibile di buchi nell’acqua costati allo Stato fiumi di danaro per portare avanti processi costosissimi quanto inutili, che già altre volte si sono conclusi con una condanna dello Stato al risarcimento degli imputati. De Magistris, non lo dimentichiamo, è stato oggetto di un provvedimento di censura, senza precedenti, da parte del Csm proprio per il comportamento tenuto durante l’esercizio delle proprie funzioni. Pensare che un personaggio del genere abbia la responsabilità di guidare la terza città d’Italia fa rabbrividire. E infatti lo sfascio totale in cui versa Napoli, dopo circa quattro anni di sua amministrazione, ne conferma la totale inadeguatezza politica e gestionale», conclude Gasparri.

Quando De Magistris indagò per mafia un alto magistrato

Il riferimento del vicepresidente del Senato alla condanna al risarcimento di 22.400 euro (circa 26mila con le rivalutazioni Istat), tra danni e spese legali, in favore di Paolo Antonio Bruno, magistrato di Cassazione che la procura di Catanzaro, nel 2004, aveva perquisito e indagato per concorso in associazione mafiosa. Il pm dell’epoca era appunto De Magistris. Bruno a caldo diramò una nota di smentita che passò quasi inosservata, dato che l’eroe del momento era appunto De Magistris, considerato infallibile. «Dire che sono indignato è certamente riduttivo – commentò il giudice Bruno – poiché l’informazione di garanzia notificatami per associazione mafiosa fa riferimento al periodo successivo al 2001 devo desumere che oggetto dell’indagine è la mia attività come magistrato della Corte di Cassazione. Resto ovviamente incredulo e, comunque, assolutamente sereno, e non solo per le certezze che mi dà la mia limpida storia personale ed il mio intemerato impegno di magistrato, ma principalmente per la convinzione e la certezza che alla fine, tutto chiarito, qualcuno dovrà pur pagare. È certo scioccante prendere atto della facilita’ con la quale possono essere costruite ipotesi, che per me sono soltanto assurde e mostruose».

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