«Patrimonio dell’Umanità»: l’Italia candida la pizza napoletana

26 Mar 2015 21:12 - di Tano Canino

La pizza napoletana futuro simbolo del made in Italy. È infatti proprio la pizza napoletana  la candidata italiana per l’ingresso alla Lista del Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco, mentre la falconeria va a Parigi come candidata transnazionale. La notizia è di assoluto rilievo e significa che proprio nell’anno di Expo, la Commissione Italiana per l’Unesco, ha voluto scegliere l’L’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani, quale simbolo del tricolore nel mondo. Si tratta del primo “step”, spiega il legale Pier Luigi Petrillo, estensore del dossier di candidatura L’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani, necessario per iniziare il negoziato internazionale che coinvolgerà 163 Stati. Dal 1 Aprile 2015 al 15 novembre 2016 i valutatori indipendenti dell’Unesco saranno perciò chiamati ad esaminare le due candidature italiane, ed entro novembre 2016 decideranno se riconoscere o meno la pizza e la falconeria come patrimonio dell’umanità.

Pizza napoletana doc

Frattanto, la Coldiretti sforna a Napoli la prima pizza napoletana Doc simbolo dell’Expo 2015. Lo fa proprio in questa giornata di mobilitazione che ha preceduto l’annuncio ufficiale della candidatura nella “Lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. La pizza è stata sfornata nella sede dell’Antica Pizzeria Brandi dove la leggenda vuole che nel giugno 1889 sia nata la pizza Margherita. Nel tempo della globalizzazione – sottolinea la Coldiretti – diventa importante difenderne l’identità e per questo la pizza simbolo dell’Expo 2015 è stata realizzata con ingredienti napoletani “Doc”, come la “Mozzarella di Bufala Campana“, l’extravergine “Penisola Sorrentina“, il “Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino” e il “Pomodorino del piennolo del Vesuvio“, tutti a denominazione di origine protetta riconosciuti dall’Unione Europea. La pizza simbolo dell’Expo – sottolinea Coldiretti – punta alla valorizzazione dell’identità nazionale in una situazione in cui anche in Italia quasi due pizze su tre (63 per cento) sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori.

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