Parla il figlio di Mori: «La colpa di mio padre? Combattere i comunisti di Tito»

17 Mar 2015 11:14 - di Guglielmo Federici

Non si arrende e andrà fino in fondo di fronte all’ipotesi sciagurata  che il governo ritiri la medaglia d’argento al valore militare appena consegnata alla memoria di suo padre, Paride Mori, ufficiale parmense dell’8° Battaglione bersaglieri volontari «Benito Mussolini», sostenitore della Repubblica di Salò, ucciso il 18 febbraio ’44. «La commissione tecnica sapeva benissimo che mio padre era fascista – insiste Renato Mori, 82 anni -. Era un repubblichino che perse la vita in un’imboscata da parte dei partigiani», racconta in un’intervista a La Stampa e rivela che «la Commissione tecnica del governo sapeva benissimo che mio padre era fascista. Non vedo perché ora l’onoreficenza dovrebbe essere annullata.

 “Lasciategli la medaglia, non fate come con la via”

Renato Mori, se ciò accadrà, dovrà dire grazie alla Boldrini e all’Anpi che ancora detta legge in tema di guerra civile, facendo pressioni pure sui morti combattendo per l’Italia. . Il figlio di Paride ha una gran paura che accada come quando il comune di  Traversetolo in provincia di Parma, paese natale del padre, intitolò  una via al padre. «Dopo 15 giorni la targa stradale venne tolta per le proteste dell’Associazione partigiani». Il sindaco fece marcia indietro nonostante avesse riconosciuto i meriti di un combattente della Patria, sia pure, secondo la logica del sindaco di sinistra, “dalla parte sbagliata”.

Senza arrendersi, fino in fondo

Renato e il fratello Bruno hanno inviato due mail, raccontano, l’ultima dei quali accolta, appunto, il 10 febbraio scorso, Giorno del Ricordo, dal ministro Graziano Delrio, «che ci ha consegnato la medaglia». Ma già una vergognosa commedia delle parti è in atto e Delrio è gà pronto a un dietrofront «qualora la commissione abbia valutato erroneamente». Musica per le orecchie dell’Anpi, già con l’occhio al 25 aprile, 70esimo della resistenza: in quella commemorazione non si possono certo «ricoscere meriti a chi militò dalla parte della dittatura e del fascismo». L’Anpi ordina e parte delle istituzion obbedisce. Speriamo proprio che la famiglia di Paride possa fermare questo scempio.

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