Pakistan, la Chiesa accusa gli agenti: guardavano una partita in tv

16 Mar 2015 11:40 - di Romana Fabiani

La comunità cristiana del Pakistan osserva un giorno di lutto e dolore dopo l’attentato terroristico di domenica che ha mandato all’aria due Chiese nel quartiere di Youhanabad di Lahore  causando almeno 15 morti e 80 feriti. Anche i governi delle province di Punjab e Sindh, ha riferito Dunya Tv, hanno decretato una giornata ufficiale di lutto invitando la popolazione a solidarizzarsi con le famiglie delle vittime. Tutte le scuole e le istituzioni cristiane saranno chiuse per l’intera giornata, mentre è in corso un piano di rafforzamento della sicurezza da parte della polizia e dei Rangers  davanti a tutte le chiese del Paese dove sono previste funzioni funebri e di preghiera per le anime delle vittime.

Pakistan a lutto

Il quartiere di Lahore in Pakistan  dove sono avvenuti gli attentati è  ancora in stato di shock e di paralisi. Tutti i mercati ed i negozi sono ancora chiusi, in attesa che in giornata si svolgano i funerali delle vittime. Gruppi di manifestanti sono scesi nuovamente in strada a Karachi, bloccando la Shahrah e Faisal, principale arteria della città. Il ministro pachistano per i Porti e la Navigazione, il cristiano Kamran Michael, ha rivolto un appello per la costituzione di una task force di protezione dei luoghi di culto. «I terroristi vogliono dividere la Nazione e per questo la Nazione intera deve lottare a livello individuale e collettivo per vincere ad ogni costo la guerra contro il terrorismo»m ha detto assicurando che le operazioni militari continueranno fino alla «eliminazione dell’ultimo terrorista». Si tratta di un atto che ricorda la strage di Peshawar dove, a settembre 2013,  due bombe esplosero nella Chiesa di Tutti i Santi causando oltre 80 morti.

Gli agenti guardavano una partita in tv

Accuse pesanti nei confronti degli addetti alla sicurezza. «La protezione fornita dalle autorità è stata minima, nonostante gli allarmi lanciati nei giorni scorsi per le minacce ricevute dalle chiese e gli agenti presenti al momento dell’attacco erano occupati a guardare in tv la partita di cricket, invece di svolgere il loro compito di proteggere le chiese. Per questa negligenza molti cristiani hanno perso la vita». È il contenuto di una nota della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale del Pakistan, dopo gli attacchi kamikaze alle chiese di Lahore. Nel comunicato diffuso da Fides, l’organismo invita «il governo ad adottare forti misure per proteggere le chiese e le minoranze religiose in Pakistan». Il direttore nazionale della Commissione, padre  Emmanuel Yousaf Mani, e il direttore esecutivo, Cecil Chaudhry Shane, chiedono che il governo provinciale e federale prenda provvedimenti seri per proteggere le minoranze.

Padre Louis: il governo non fa nulla

«L’Isis è arrivato in Pakistan. Noi cristiani lo sappiamo da tempo. I loro terroristi sono pronti ad aggredirci e appaiono ispirati dagli attacchi più recenti compiuti contro le comunità cristiane in Iraq e Siria». Così padre Joseph Louis, presidente della Caritas a Lahore, in un’intervista al Corriere della Sera dopo la strage di cristiani in Pakistan. «Per noi il peggio deve ancora arrivare. Il grave è che il governo pachistano fa poco o nulla. Siamo indifesi, dobbiamo organizzare da soli la nostra sicurezza», dice Padre Louis raccontando anche i momenti dell’attacco al cuore del Pakistan cristiano. «I soliti due poliziotti inviati dal governo, come sempre, non facevano assolutamente nulla di utile per la nostra sicurezza. Al momento dell’attacco stavano guardando una partita di cricket alla televisione. Dopo lo scoppio il caos. Soprattutto c’erano altri terroristi ben armati che sparavano sulla folla». l’Isis – spiega ancora il sacerdote – in Pakistan lavora ormai a pieno ritmo con i talebani, «sono ben armati, dispongono di risorse finanziarie, ottima logistica, hanno agenti che arrivano dall’estero».

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