Nel Sud il Pd di Renzi non “cambia verso” e affonda in un verminaio

31 Mar 2015 13:55 - di Alberto Fraglia

C’era una volta la “questione meridionale”. E, per molti versi, continua ad esserci. Con l’aggiunta che, rispetto alle intuizioni di Giustino Fortunato che intravedeva nelle consuetudini, nelle tradizioni, nel mondo intellettuale e morale il substrato delle differenze tra Nord e Sud, tra “il benessere e l’anima di un popolo”, ora il Corriere della Sera –  è la prima volta che accade in epoca renziana – allarga il concetto alla sfera politica e, in particolare, al “nuovo Pd”, nato alla Leopolda. Antonio Polito dedica un fondo ai potentati e ai cacicchi del Partito Democratico. Sotto un titolo assai significativo ( “Il renzismo si è fermato ad Eboli”) l’editorialista propone una analisi assai interessante e pertinente.

Il Pd un “verminaio” nel Mezzogiorno

L’ultima inchiesta sul presunto giro di tangenti sugli appalti per la metanizzazione che ha portato all’arresto del sindaco Pd di Ischia e di altre 7 persone, unita alle inchieste che stanno squassando il partito romano, al caso De Luca, che è andato dritto per la sua strada infischiandosene di tutto e di tutti, sordo ai tentativi , peraltro tutti falliti, di bloccarne la marcia verso la candidatura a governatore della Campania, non mettono in rilievo soltanto un problema di ordine morale, pur rilevante, ma qualcosa di non meno significativo. E finora, come dire, poco esplorato, almeno sul versante di un giornalismo appiattito e genuflesso nei confronti dell’ex sindaco di Firenze. E’ il problema della rivoluzione incompiuta di Renzi. Presentatosi come il grande innovatore, il “rottamatore” per eccellenza, l’uomo della provvidenza che avrebbe cambiato verso al partito della sinistra, e mandato all’aria un sistema di potere incrostato in figure senescenti e non più attuali, un vero e proprio blocco di potere capace di fare da tappo ad ogni ipotesi di cambiamento della classe dirigente, Renzi ha fallito ampiamente nel Mezzogiorno. Di più. “Nel Mezzogiorno Renzi è un estraneo”, scrive Polito. Estraneo, perché ci si fa vedere poco e perché “non c’è regione meridionale dove si possa dire che abbia cambiato verso al suo partito”.

Renzi, il Pd e il gattopardismo

Insomma, la sua “rivoluzione”si è fermata ad Eboli, e anche a Roma. Crocetta in Sicilia, Emiliano in Puglia, Oliverio in Calabria, De Luca in Campania, tanto per dire, sono tutti uomini che incarnano un “modello” di governo assai lontano “dalle camicie bianche” e dai Talk Show. “Dietro di loro si agita il solito coacervo di potentati locali, neanche correnti si possono chiamare, che non fanno nulla per nulla…Il Partito democratico nel Sud è spesso un verminaio in cui è impossibile mettere le mani”.  Insomma, il Sud è rimasto “un grande buco nero della politica italiana”.  Privo di idee e di classe dirigente. E’ il grande punto interrogativo che incombe sul Pd e su Renzi. Secondo Polito è il segno di un distacco ancora vistoso tra il Pd di Renzi e il suo elettorato. E se fosse, in più, il segno  di un gattopardismo un po’ più sottile e sofisticato, nascosto dalla esuberanza mediatica e dal gioco dei tweet di cui il premier mena vanto ? Se, per dirla senza perifrasi, fosse invece il frutto di una miscela in cui vecchio e nuovo si conciliano, si confondono, si contaminano, si dividono fette di potere? Piccola osservazione: non abbiamo visto alzarsi steccati ed ergersi barricate per eliminare le “tossine” che ora agitano il Pd nel Mezzogiorno.

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