Massimo Fini: “Sono diventato cieco, e questo è il mio ultimo libro…”

10 Mar 2015 18:43 - di Adele Sirocchi

Lo scrittore Massimo Fini, dalla sua pagina Fb, si congeda dai suoi lettori con un annuncio a sorpresa, antiretorico com’è nel suo stile: “Sono diventato cieco. O, per essere più precisi, semicieco o ‘ipovedente’ per usare il linguaggio da collitorti dei medici. In sostanza non posso più leggere e quindi nemmeno scrivere. Per uno scrittore una fine, se si vuole, oltre che emblematica, a suo modo romantica, ma che mi sarei volentieri risparmiato. Una Vita è quindi il mio ultimo libro. E la mia storia, di scrittore e giornalista, finisce qui. Del resto nella vita arriva sempre un momento in cui, per una ragione o per l’altra, si deve uscire di scena”.

Il successo a destra con “La ragione aveva torto” (1985)

Si conclude con una autobiografia, (Una Vita, Marsilio) dunque, il percorso non conformista di un autore “scomodo”, che non ha esitato a infierire contro tutti i tabù dell’Italia del dopoguerra, a cominciare dal mito della Resistenza per finire a quello del femminismo. Il pubblico di destra venne conquistato da Massimo Fini quando nel 1985 uscì il coraggioso pamphlet La ragione aveva torto, nel quale veniva demolito il pregiudizio progressista e si criticava la tesi secondo cui la storia produce un continuo miglioramento dell’umanità, del suo stile di vita e del suo modo di pensare.

Un graffio al muro del pensiero unico

Da allora i libri di Massimo Fini hanno sempre rappresentato un graffio, uno sberleffo, al muro del “pensiero unico”, sia nella versione che esalta l’Occidente (cui ha dedicato Il vizio oscuro dell’Occidente. Manifesto dell’antimodernità) sia in quella che individua nella democrazia un sistema perfetto (tema trattato da Massimo Fini nel suo Sudditi. Manifesto contro la democrazia). Si è cimentato, da divulgatore erudito, anche con la figura di Nietzsche e con quella di un “maledetto” della storia come Nerone. Da ultimo aveva fondato la rivista Il Ribelle, dove ha pubblicato analisi impietose sugli errori della politica occidentale in Medio Oriente.

 

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