Mafia Capitale, CasaPound occupa il municipio di Ostia: «Cacciamo il Pd»

26 Mar 2015 13:35 - di Redattore 89
casapound ostia

Chiedono «elezioni subito» i militanti di CasaPound Italia che hanno occupato l’aula consiliare del Municipio X di Roma, quello del territorio di Ostia, dove il minisindaco del Pd Andrea Tassone si è dimesso dopo lo scandalo per l’inchiesta su Mafia Capitale.

CasaPound occupa l’aula

«Non accetteremo alcun commissariamento calato dall’alto, né tantomeno l’amministrazione diretta del sindaco Marino o di delegati: si deve andare subito al voto come previsto dai regolamenti», ha spiegato il responsabile di Cpi a Ostia, Luca Marsella, chiarendo che «non abbiamo intenzione di lasciare l’aula se non ci saranno certezze». «Invitiamo i comitati di quartiere, sempre ignorati da Tassone, e i partiti di opposizione, finora colpevolmente incapaci di contrastare un’amministrazione disastrosa – ha proseguito Marsella – a sostenere fisicamente l’occupazione dell’aula e la richiesta di elezioni immediate».

Le ragioni a favore del «voto subito»

Ad oggi il commissariamento che dovrebbe durare oltre un anno, con elezioni a maggio 2016, o l’intervento di Ignazio Marino sono le due ipotesi in campo per il futuro di Ostia. Soluzioni «inammissibili» per CasaPound, che sottolinea come «in questo lasso di tempo, il territorio di Ostia rischia di sprofondare ancora di più». «Non c’è tempo da perdere, è ora che si torni a parlare dei problemi di tutti i giorni e, soprattutto, che si inizi a risolverli», ha proseguito Marsella, ricordando che «dalle buche ai campi rom, dagli allagamenti alle scuole, dalla Roma-Lido al degrado dell’entroterra, basta poco per capire che un anno senza un vero cambiamento sarebbe letale per il X Municipio». Ma CasaPound ha sottolineato anche un altro aspetto centrale della vicenda, che con il dibattito in atto sul commissariamento rischia di passare in secondo piano: «Tutto il Pd, che è il primo responsabile di quanto accaduto, deve seguire Tassone ed andare a casa».

La strategia del Pd per “salvare la faccia”

Le dimissioni del minisindaco appaiono, infatti, come un tassello della strategia del Pd per cercare di far dimenticare le proprie responsabilità politiche nell’accaduto. Sollecitate ormai settimane fa dal Nazareno, sono state ottenute anche grazie al pressing del senatore Stefano Esposito, nominato commissario per il litorale romano dopo l’esplosione di Mafia capitale. È lui che, dopo l’intervento dei vertiti dem, ora sta disegnando l’immagine di un partito così immacolato da non aver avuto neanche sentore di quanto stava avvenendo. «Mettendo le mani su Ostia, mi sono reso conto che il più grande municipio di Roma è totalmente prigioniero di famiglie malavitose e che tutto questo è un fenomeno degli ultimi 15 anni», ha detto Esposito in queste ore, domandandosi «dov’è stata la politica fino ad oggi». Una domanda che certamente si fanno anche i cittadini, ai quali ora è ben presente chi abbia governato il territorio. Ma che, come magari si augura qualcuno, dopo un anno di commissariamento potrebbero dimenticarlo.

 

 

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