Maestra taglia i capelli a un bimbo autistico, la Cassazione: «È violenza»

30 Mar 2015 16:40 - di Roberto Mariotti

Tagliare i capelli a un bimbo autistico, senza «gli accorgimenti più opportuni per non turbare il delicato equilibrio psichico del minore» può essere considerato un reato. Così è stato per una maestra di sostegno, condannata in via definitiva dalla Cassazione per violenza privata a due mesi di reclusione.

 L’insegnante e il bimbo autistico

La donna, una 55enne lombarda, aveva consigliato alla madre del bambino di tagliargli i capelli per meglio gestirlo e quest’ultima aveva preso un generico impegno a farlo. Al che l’insegnante aveva provveduto lei stessa costringendolo «a subire un inadeguato taglio di capelli», con «l’aggravante di aver commesso il fatto approfittando dell’ handicap» del bambino e «con abuso di autorità nella sua qualità di maestra di sostegno». In primo grado l’imputata era stata condannata alla pena (sospesa) di quattro mesi di reclusione col beneficio della non menzione, condanna rivista poi al ribasso dalla Corte d’Appello di Milano a due mesi.

 «Ha approfittato dello stato di soggezione»

«La violenza – spiega la Cassazione nella sentenza numero 13538 della quinta sezione penale – è consistita nell’approfittamento dello stato di soggezione e di incapacità e nell’aver voluto ignorare l’implicito dissenso della madre del bambino», che «aveva concordato sulla necessità del taglio dei capelli del figlio, ma si era riservata di attuare o far attuare tale operazione nel momento propizio e con gli accorgimenti più opportuni». E questo equivale – spiegano i giudici – a negare «il suo consenso ad eventuali iniziative improprie di chicchessia». In conclusione la Cassazione afferma che «nei confronti di un soggetto incapace o anche solo parzialmente capace, ben può verificarsi una situazione di costrizione» quando chi la compie, «proprio approfittando dello stato di soggezione psicologica» della vittima, «assuma – di sua iniziativa, senza autorizzazione alcuna e senza rispettare alcun protocollo operativo – iniziative direttamente incidenti nella sfera fisica o psichica del soggetto passivo».

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