I quotidiani del 25 marzo visti da destra. 10 articoli da non perdere

25 Mar 2015 9:46 - di Renato Berio

Sulle prima pagine di oggi, 25 marzo, domina la notizia dello schianto dell’Airbus della Germanwings che ha provocato 15o vittime: si dà conto della difficoltà dei soccorsi, dello choc dei parenti e dei paesi coinvolti, delle possibili cause di un disastro che ha commosso l’Europa facendole ancora una volta rivivere l’incubo del terrorismo. Per la politica la notizia di rilievo è quella del sì alla prescrizione con l’astensione dei centristi di Alfano. Per quanto riguarda la cronaca due gli avvenimenti principali: il braccio destro di Zingaretti, Maurizio Venafro, dimissionario perché coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale e il ritrovamento secondo i pm delle “mazzette” destinate al supermanager Incalza: buste nascoste tra i libri dell’indagato Adorisio, socio della Green Field. Grande spazio sui giornali anche alla decisione di Angelina Jolie di farsi asportare le ovaie per non ammalarsi di cancro.

1) La gita maledetta della classe di liceali cancellata nell’impatto (la Repubblica, p.4)

Andrea Tarquini racconta il dolore dei ginnasiali di Haltern dopo la tragedia dell’aereo caduto sulle montagne della Provenza. “Mazzi di fiori, rosse candele funebri accese, animali di pelouche dell’infanzia: i simboli del lutto sono ovunque al Joseph-Konig-Gymnasium di Haltern am See… ovunque scritte coi gessetti o con gli spray ‘vi vogliamo bene’, ‘ci mancherete sempre’, ‘non vi dimentichiamo’. Il dolore ha cancellato ogni altra sembianza della scuola”.

2) La partita delle low cost (Il Sole 24 Ore, p.1)

Gianni Dragoni spiega che le compagnie a basse tariffe hanno raggiunto in Europa una quota di mercato del 32%. Le compagnie tradizionali inseguono dunque questo modello, con taglio di costi e procedure che i piloti contestano. Ora il piano Lufthansa di puntare su Germanwings (che costa il 20% in meno) dovrà fare i conti con la tragedia dell’Airbus 320 che “con 24 anni di servizio è uno dei più vecchi della flotta del gruppo”.

3) Ecco le sei inchieste sulla metro di Roma (Il Tempo, p.1)

Il quotidiano romano dedica l’apertura e due pagine interne alle inchieste della magistratura sui costi e i lavori delle linee B e C della metro. Sei indagini sono state aperte dalle procure in due città. I magistrati di Firenze si concentrano su Ercole Incalza, i pm romani stanno invece valutando costi e modalità dei lavori per costruire la linea C.

4) Indagati, faide e pugnalate alle spalle. E se l’Impero di Renzi finisse a Roma? (Il Giornale, p.1)

Vittorio Macioce in un editoriale sottolinea che Roma è il tallone d’Achille di Matteo Renzi. La zona “oscura e melmosa” che rischia di oscurare la sua fortuna. Una “discarica di malaffare” che potrebbe travolgere Renzi perché nella Capitale il Pd è il “partito Stato” vittima di correnti e clientelismi, con un sindaco che naviga a casaccio e la Regione di Zingaretti che affonda nella palude degli scandali.

5) De Girolamo: “Renzi ci deve rispettare altrimenti noi usciamo” (La Stampa, p.9)

Intervistata da Francesca Schianchi la capogruppo dell’Ncd alla Camera Nunzia De Girolamo ipotizza l’appoggio esterno al governo se il premier dovesse ostinarsi a non accettare “le idee che caratterizzano la nostra presenza al governo”. Dopo il caso del ddl sulla prescrizione i rapporti vanno chiariti. “A Renzi abbiamo donato il sangue e lui ne ha avuto tutti i vantaggi, da quello elettorale a quelli mediatici. Ora deve avere più rispetto di noi”.

6) Tv, se il dolore fa disinformazione (Avvenire, p.23)

Roberto I.Zanini scrive dell’indagine dell’osservatorio di Pavia su 300 ore di trasmissione centrate su fatti di cronaca nera di sei canali. I punti critici di questo tipo di informazione sono due: raffigurazione strumentale del dolore e spettacolarizzazione seriale del dolore. Tra i programmi promossi Unomattina e I fatti vostri, tra quelli bocciati Chi l’ha visto? e Pomeriggio cinque.

7) Paura di dirsi cristiani a Londra (Il Foglio, p.1)

Matteo Matzuzzi informa i lettori di un rapporto della commissione Pari opportunità della Gran Bretagna che ha raccolto duemila casi di insulti e derisioni ai cristiani che avevano testimoniato la loro fede. Si va dalla “bambina umiliata davanti a tutta la classe perché ha osato dire che l’universo è stato creato da Dio” agli impiegati che nascondo in ufficio i simboli della loro religione (rosari, crocifissi) perché dal 2010 è vietato esibire la propria confessione per evitare “discriminazioni” a danno di altre fedi.

8) Gassman: “Il paese muore di corruzione, Barracciu lasci” (Il Fatto, p. 9)

Intervista all’attore Alessandro Gassman protagonista di un battibecco su twitter con la sottosegretaria del Pd Francesca Barracciu, alla quale ha chiesto pubblicamente di dimettersi perché indagata per peculato. “Barracciu – dice l’attore – ha dimostrato tutta la sua arroganza. Ma è quello che volevo. Ha risposto che avrei dovuto imparare a fare l’attore prima di chiedere il biglietto agli spettatori. Non cambio idea: tutte le persone che ricoprono un ruolo di responsabilità e sono indagate devono farsi da parte”.

9) Il ballo della Milano liberata. L’idea per festeggiare il 25 aprile (Corriere della sera, p. 25)

Paolo Rastelli racconta dell’idea di Radio Popolare, emittente milanese, che assieme all’Anpi nella notte tra il 24 e il 25 aprile vuole far cantare e ballare “più gente possibile in tutte le città” fino a intonare un “canto collettivo” a mezzanotte che non potrà essere che Bella ciao. Un’idea discutibile viso che quella data fu segnata da lutti e sangue in ricordo dei quali c’è poco da ballare e cantare. Per ora sono sedici le città coinvolte grazie ai circoli Arci.

10) La Littizzetto sfotte le sue ma ne esce con le ossa rotte (Libero, p. 1)

Bruna Magi commenta l’infelice battuta di Luciana Littizzetto contro le clarisse di Napoli che hanno accolto con “eccessivo” entusiasmo papa Francesco (“Non si sa se non avevano mai visto un Papa o un uomo”). Ma la vera notizia è stata la replica delle suore, giunta via Facebook e assolutamente pertinente: “Aggiorna il tuo immaginario manzoniano”. Littizzetto voleva accusare le suore di essere retrograde, è lei invece a stare “ferma” all’Ottocento.

 

 

 

 

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