Gossip e smentite: processo alle Iene con Gigi D’Alessio e Anna Tatangelo

21 Mar 2015 9:20 - di Giorgio Sigona

Una sfilata di personaggi del mondo dello spettacolo, dalle Iene a Gigi D’Alessio, Anna Tatangelo, Elenoire Casalegno. «Penso che la trasmissione di Mediaset, e quindi di Fininvest e Mondadori, mi abbia voluto colpire perché davamo fastidio, perché la nostra rivista sottraeva quote di mercato agli altri». Lo ha affermato in aula il direttore del settimanale Nuovo, Riccardo Signoretti, ascoltato come teste nel processo milanese a carico del direttore di Italia 1, Luca Tiraboschi, dell’autore e regista delle Iene Davide Parenti, del giornalista Filippo Roma, e – come detto – delle showgirl Elenoire Casalegno e Vanessa Incontrada e dei cantanti Gigi D’Alessio e Anna Tatangelo, tutti accusati di diffamazione.

Il processo alle “Iene” e Gigi D’Alessio

L’accusa riguarda alcune puntate del programma durante le quali sarebbe stata messa in dubbio la veridicità di articoli pubblicati su Nuovo e Diva e Donna della casa editrice di Urbano Cairo, parte civile nel processo insieme a Signoretti, al direttore di Diva e Donna Angelo Ascoli e ai giornalisti autori degli articoli. L’argomento del servizio delle Iene erano alcune interviste rilasciate ai due settimanali da Elenoire Casalegno, Vanessa Incontrada, Gigi D’Alessio e Anna Tatangelo, con particolari della loro vita privata. Le due soubrette e i due cantanti, rispondendo alle domande del giornalista Filippo Roma, avevano parlato di interviste, in sostanza, inventate. In realtà esistono le registrazioni delle loro affermazioni conservate negli archivi dei due periodici. «Ho subito un’aggressione di una violenza inaudita e senza precedenti – ha spiegato in aula il direttore di Nuovo – e mi è sembrato che ci fosse la volontà di demolire la mia figura e il giornale che dirigo. Una carriera costruita in venti anni – ha proseguito – è stata demolita in 20 minuti di televisione». Signoretti ha raccontato di aver trascorso mesi di angoscia dopo la messa in onda del servizio. «La prima a chiamarmi, piangendo, è stata mia madre – ha aggiunto – e le ho dovuto spiegare come stavano realmente le cose. Mi è sembrato un attacco strumentale – ha concluso – perché all’epoca l’editore aveva lanciato la rivista con una massiccia campagna pubblicitaria ed eravamo arrivati ad essere il secondo settimanale per famiglie più venduto in Italia».

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