Droga via whatsapp, l’allarme di San Patrignano: sottovalutata l’emergenza

20 Mar 2015 19:18 - di Redazione

La comunità di San Patrignano ha diramato una nota in cui si commenta l’indagine coordinata dalla Procura di Monza. «Si continua a parlare di proposte di legge e a sostenere la legalizzazione delle droghe leggere come manna e soluzione per la crisi economica che ha coinvolto il nostro Paese, ma senza accorgersi di quanto sta accadendo ai giovanissimi italiani. L’ultimo fatto è di questi giorni, con 61 indagati a piede libero, in gran parte minorenni, per spaccio. Le forze dell’ordine hanno individuato nel Milanese un commercio floridissimo attraverso whatsapp, con gli emoticon di pini o quadrifogli a indicare la sostanza richiesta o venduta. Tutto questo, quasi come fosse un gioco fra i ragazzini, senza che si rendessero conto della pericolosità delle droghe, a iniziare da cannabis ed hascisc, arrivando alla cocaina e a sostanze sintetiche come ecstasy, lsd e ketamina».  «Una realtà simile – sottolinea ancora San Patrignano – a quella che si ritrovano a scoprire e vivere migliaia di famiglie e di giovani in Italia che non danno peso al dramma che si nasconde dietro le sostanze. Una situazione venutasi a creare in seguito all’abbassamento della percezione della pericolosità dell’uso delle sostanze, favorita sia dalla banalizzazione a cui assistiamo sul problema droga, sia da testimonial negativi che fanno della legalizzazione una inutile battaglia ideologica. Crediamo davvero che legalizzando si andrebbe incontro a questi minorenni? Dal canto nostro siamo convinti di no, che non si possa mettere l’economia davanti alla salute dei nostri giovani. Piuttosto è avviando politiche educative che si possono aiutare i nostri ragazzi, sostenendo quanto più possibile le famiglie che vengono a trovarsi in questa situazione».

Per San Patrignano la liberalizzazione delle droghe non è la soluzione

Il commissariato di Monza ha scoperto che il cuore verde o il quadrifoglio rappresentavano la marijuana, l’omino col turbante l’hashish, il sacco giallo con la “s” del dollaro il pagamento. La comunicazione dei giovani pusher della Brianza si serviva delle emoticon, le icone di testo che si trovano nella popolare applicazione per smartphone WhatsApp e sui social network. Una sorta di esperanto comprensibile a tutti senza bisogno di tante parole. Ma per gli agenti non è stato semplice capire che quei simboli accompagnati da risate erano in realtà indicazioni precise per l’acquisto o la vendita di droga. L’indagine coordinata dalla Procura di Monza ha portato a un’ordinanza nei confronti di 13 indagati, di cui 8 custodie cautelari in carcere e 5 obblighi di dimora, ai quali si sono aggiunti 7 arresti in flagranza per detenzione di droga nel corso di una cinquantina di perquisizioni. Sono minori di 16-17 anni e altri diventati maggiorenni nel corso dell’indagine, tutti provenienti da famiglie agiate della Brianza. Nelle loro villette è stato trovato un supermercato di stupefacenti: 104 grammi di ketamina e 40 litri di liquida (proveniente dalla Spagna), 25 grammi di Mdma (metanfetamina), 55 “francobolli” imbevuti di Lsd, 15,3 grammi di cocaina, 184,1 grammi di hashish, 723 grammi di marijuana, e oltre 10mila euro in contanti. Per comunicare utilizzavano solo cellulari e computer. Gli ordini avvenivano con espressioni comuni tra i ragazzi: «Andiamo a bere» per acquistare ketamina liquida, «mi servono 10 libri di scienze» o «un televisore da 50 pollici» accompagnate da un cuore verde per aver 10 o 50 grammi di marijuana. La rete era molto estesa, copriva le province di Milano, Monza, Verbania, Bergamo, Desenzano del Garda e Lecco.

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