Decreto banche: giovedì il voto finale. Fratelli d’Italia boccia il testo

11 Mar 2015 19:45 - di Redazione

È terminato, nell’aula della Camera, l’esame degli emendamenti al decreto banche e investimenti. L’assemblea ha dato il via libera a pochi ritocchi, rispetto al testo licenziato dalle commissioni produttive, tra cui la nuova versione della portabilità dei conti correnti che recepisce per intero la direttiva Ue in materia e precisa che per chi non rispetterà le nuove norme scatteranno multe da 5mila a 64mila euro. Nessuna modifica invece alla riforma della governance delle banche popolari. Il voto finale è atteso per domani.

Decreto banche: la protesta di Rampelli

Boccia senza indugio il provvedimento Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale. «Con questo decreto legge – dichiara il capogruppo Fabio Rampelli – si tocca il cuore pulsante dell’economia reale, l’ultimo rimasto ad alimentare le piccole e medie imprese italiane, soffocate dalla stretta creditizia delle grandi banche. Che tutto fanno fuorché dare i soldi a chi crea lavoro e sviluppo. A tutto ciò si aggiunge l’improvvida, o forse voluta, dichiarazione del presidente Renzi che ha favorito una speculazione finanziaria sulla quale la magistratura sta indagando. Abbiamo cercato almeno di far passare la proposta di separazione delle banche commerciali da quelle d’affari, per favorire il credito alle famiglie e alle imprese: niente da fare, tutto volge in favore della grande finanza. Alla sinistra – prosegue Rampelli –interessa solo garantire i suoi padrini, come ha fatto Letta ieri con la ricapitalizzazione della Banca d’Italia e il salvataggio, a carico dei cittadini, del Monte Paschi Siena, e come sta facendo oggi Renzi con le popolari».

Un’indagine conoscitiva sul decreto banche

Sul decreto che riforma la governance delle banche popolari annuncia battaglia anche il M5S. Presenterà, infatti, una richiesta di un’indagine conoscitiva che ha già ottenuto l’ok di Lega e Forza Italia, che dovrà scavare soprattutto sulla scelta adottata del limite patrimoniale di 8 miliardi per l’obbligo di trasformazione in Spa e sull’impatto che potrebbe avere sul sistema una possibile pronuncia di incostituzionalità da parte della Consulta.

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