Della Vedova, il funambolo della politica con più vite di un gatto

6 Feb 2015 19:54 - di Redazione

Benedetto Della Vedova ringrazia e annuncia che se ne andrà. Ma non dice dove, per ora. Anche se la suspance durerà poco. Al massimo fino a domenica. Giorno del congresso di quella che fu Scelta Civica. Attimo in cui questo autentico funambolo delle istituzioni ci farà sapere se si attovaglierà al desco di Matteo Renzi oppure se virerà verso un diverso lido. Altro che Scilipoti e Razzi. C’è pane a volontà per le fauci di Crozza e per la sua Italia delle meraviglie. Del resto, Benedetto della Vedova è sempre stato uno metodico. Fin dall’inizio. Fin da quando, poco più di vent’anni addietro, viene folgorato dal carisma di Marco Pannella e si tuffa nel mare della politica con entusiasmo.

Benedetto ha più vite di un gatto

Distribuisce hashish gratuitamente durante una manifestazione antiproibizionista e si becca una condanna a 4 mesi. Dopodiché Pannella ne premia l’entusiasmo spedendolo al Parlamento europeo con la Lista Bonino. Ma Della Vedova non è il tipo da star fermo a lasciar scorrere il tempo. Così nel mentre sta per concludersi l’esperienza all’Europarlamento lui intreccia rapporti con l’area liberal del centrodestra. Tant’è che Berlusconi lo nomina nel 2005 membro del Cnel (esatto, proprio il simbolo dell’inutilità e dello spreco di risorse tanto citato da Renzi). Da lì a entrare in Parlamento il passo è breve. Ma non coi radicali, che nel 2006 fanno alleanza con la sinistra. No, lui fonda il gruppo dei Riformatori Liberali insieme a Taradash e Calderisi e, miracolo italiano, risulta l’unico dei tre che la svanga, eletto in Piemonte nelle liste di Forza Italia. Neppure il tempo di rilassarsi ed eccolo impegnato, nel 2008, a partecipare, ovviamente con l’ala liberal, alla nascita del Pdl, nelle cui liste è rieletto. I maligni dicono ci sia rimasto male per non essere stato nominato almeno sottosegretario nel governo Berlusconi. Vero o falso, il buon Benedetto si avvicina all’area critica del partito rappresentata allora da Gianfranco Fini. È così che quando il Pdl implode e la successiva scissione porta alla nascita di Futuro e LIbertà, Della Vedova non ci pensa su e passa armi e bagagli nel nuovo soggetto finiano. Una scelta forse difficile, ma che pure gli regala una nuova e lusinghiera esperienza: quella capogruppo alla Camera dei deputati. Come si ricorderà le cose non andranno bene per Fli, ma Benedetto della Vedova mostra di avere più vite di un gatto.

Ringrazia Matteo e dà appuntamento a domenica

Alle politiche del 2013,  voci malevole raccontano che seppe sfruttare l’amicizia con Mario Monti. È certo che, unico e solo, è riuscito a farsi piazzare al Senato della Lombardia, in quota Fli, nella lista Con Monti e per L’Italia. Fatto che gli consente di accedere a Palazzo Madama nonostante il contestuale tracollo e azzeramento di Fli alla Camera.  Il sodalizio con Monti prosegue e gli spiana la strada: finalmente entra al governo come sottosegretario agli Esteri. Ma Della Vedova non può fermarsi. Certo che no. E soprattutto non può lasciar passare sotto silenzio lo sfaldamento della creatura del professore. Assume un atteggiamento critico. Sino a quando è chiara la fine dell’esperienza.  Ma, mentre alcuni suoi colleghi annunciano il passaggio armi e bagagli con il Pd di Renzi, lui fa melina. Si smarca, ma non si adegua. Non subito, che diamine. Un po’ di classe. Ringrazia Renzi, ne loda il cambiamento “profondo e positivo”, conferma l’impegno nella maggioranza e aspetta. Aspetta di dire domenica dove andrà. Lasciando un’Italia insonne ed in in trepidante attesa.

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