Altro che stare sereni: ecco la lista di amici e colleghi silurati da Renzi

11 Feb 2015 11:39 - di Giulia Melodia

Il catalogo è questo, e lo stila uno dopo l’altro un articolo de il Giornale dove, nero su bianco, finiscono i ritratti professionali e le vicissitudini politiche dei “silurati e scontenti” finiti nel mirino di Matteo Renzi. Tutti sostenitori, amici o colleghi di partito, esortati dal premier a stare sereni nello stesso istante in cui venivano colpiti e affondati.

Ecco la lista dei «fregati» da Renzi

Un vero e proprio elenco di vittime eccellentifregate” dal buonismo rincuorante – e solo apparente – del presidente del Consiglio: una lista di «sedotti e bidonati» che va da Pierluigi Bersani a Enrico Letta, passando per Francesco Rutelli, all’epoca dei fatti «leader della Margherita di cui il giovane Renzi diventa segretario provinciale». Molti dei quali – scrive il quotidiano diretto da Sallusti – «specie i non politici, ci rimangono male e meditano vendette». Uno su tutti Diego Della Valle, grande sostenitore della scalata di Renzi ai vertici del Palazzo quando il premier era solo un sindaco, oltre che «suo compagno di tribuna allo stadio viola». Un incantesimo che si è spezzato, il loro, una volta scalata la vetta più alta del Parlamento quando – scrive il quotidiano milanese – Renzi «si butta tra le braccia della Fiat di Marchionne, nemico di Della Valle ma più potente».

L’affondo di Bersani

E che dire di Pierluigi Bersani che, reo di essersi illuso dopo la vittoria alle primarie del 2012, commise l’errore di abbassare la guardia e, solo qualche mese dopo, si vide costretto a cedere lo scettro del Pd al sindaco toscano appena sceso dal camper dopo solo qualche settimana prima «aveva girato tutta l’Italia per asfaltare i vecchi rottami». Solo per amore della cronaca va r aggiunto che, tra una tappa e l’altra, c’era stata la querelle sul Quirinale con cui Renzi aveva inferto il colpo di grazia a Bersani, impallinando Marini e Prodi, suoi candidati per la corsa al Colle. «Non si saprà mai com’è andata veramente – scrive il Giornale, ma molti nel Pd vedono la firma di Renzi in quella debàcle». Sotto a chi tocca: nessuno è passato indenne alla scure del rottamatore.

Il caso Letta

Come, tra gli altri, Pippo Civati, oggi relegato nelle retrovie dei frondisti, ieri contrario alle grandi intese e al governo Letta e oggi oppositore interno dell’esecutivo renziano. Ma su tutti spicca appunto il caso Letta, il più illustre simbolo della tattica renziana: «prima dell’attacco ferale, convincere la futura vittima che non c’è nulla da temere». Comè è finita dopo l’esortazione di Renzi rivolta ad Enrico a stare sereno, tutti sappiamo com’è andata a finire. La lista – per il momento? – si chiude infine con Forza Italia alla quale, arrivati alla partita del Quirinale, il presidente del Consiglio promette in nome del Patto del Nazareno che il candidato sarà scelto di comune accordo. Ma come noto, anche in quel caso ci sarebbe stato poco da stare sereni…

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