Il saluto romano del centravanti dell’Ascoli scatena l’Anpi (e i vandali)

24 Feb 2015 16:51 - di Redazione

Ignoti hanno sfregiato la notte scorsa la targa Largo delle donne Partigiane ad Ascoli Piceno. L’aveva inaugurata lo scorso anno la presidente della Camera Laura Boldrini. La scritta dell’intitolazione è stata cancellata con vernice bianca e al suo posto è comparsa quella a stampatello, probabilmente fatta spruzzando vernice nera su uno stampo, “Piazza Leo Perez”, il giocatore dell’Ascoli al centro di una polemica sollevata dall’Anpi di Ascoli. L’associazione partigiana aveva chiesto con una lettera al presidente della società bianconera Francesco Bellini di intervenire affinché l’attaccante bianconero non esultasse più dopo un gol con il braccio destro alzato, a ricordare il saluto fascista. Il calciatore aveva replicato sostenendo che non era questa l’ispirazione della sua esultanza e chiedendo di evitare di strumentalizzare politicamente il gesto. Già prima dello sfregio alla targa in Largo delle donne Partigiane aveva comunque promesso di cambiare il modo di festeggiare i suoi gol per evitare ulteriori polemiche.

Saluto romano e Anpi: il precedente di Paolo Di Canio

Punta centrale, 26 anni, italo-argentino, Leo Perez segna e saluta sempre allo stesso modo: corre verso la curva e alza il braccio destro teso in alto. Con o senza maglietta. Ogni gol segnato nel girone B di Lega pro con il braccio alzato rivolto alla curva sud dei bianconeri. Un “saluto romano” in piena regola, ha denunciato l’Anpi in una lettera aperta al patron della squadra Francesco Bellini. Sul sito ufficiale del club Perez ha replicato all’Anpi «per precisare – così’ si difende – che la stessa non ha nessun connotato politico. Invito tutti a non strumentalizzarla, attribuendole significati che non ha». Ma foto e filmati sono chiarissimi. Il caso non è inedito nel mondo del calcio: «Sono fascista ma non sono razzista» disse Paolo Di Canio all’indomani del saluto romano alla curva sud della Lazio nella partita con il Livorno dell’11 dicembre 2005. Mentre al centrocampista dell’Aek Atene Giorgos Katidis il saluto nazista a torso nudo dopo la vittoria in Super League contro il Veria ad Atene (marzo 2013) costò la radiazione dalla nazionale greca.

 

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