Renzi a un bivio: caduto il Patto, anche le riforme sono a rischio

5 Feb 2015 10:42 - di Redazione
Una volta c’erano le “convergenze parallele”. Al tempo di Moro, e del gioco ad incastro per mettere in piedi governi retti da maggioranze disomogenee. Oggi gli interessi in campo convergono, anche se gli scopi dei giocatori sono diversi. È il succo del ragionamento di Antonio Polito sul Corriere. Il patto del Nazareno era qualcosa di più che un accordo tecnico in merito alle riforme. Si trattava di un’alleanza. Ora che quella “società di mutuo soccorso” si è rotta”, è difficile pensare che Berlusconi intenda impedire che le riforme arrivino in porto. Non può venir meno il suo apporto alla fase costituente. D’altra parte, Renzi non ha, di suo, una maggioranza al Senato, e non può cambiare la Carta con il sostegno di un gruppo di fuoriusciti. Altrimenti le riforme potrebbero dividere il Paese, anziché unirlo.

Il punto debole di Berlusconi

Sul piano politico, ammette Polito, il leader di Forza Italia ha ragione ad essersela presa per la beffa del voto per il Quirinale. Proprio perché il patto del Nazareno, al di là del dato tecnico sui contenuti delle riforme, rappresentava una intesa politica, una alleanza di fatto, una società di muto soccorso. “Berlusconi aveva portato Renzi a Palazzo Chigi, perché il giovane aspirante, a differenza di Letta, poteva esibire una maggioranza trasversale per le riforme”. E così rientrare in gioco. Renzi aveva riportato Berlusconi all’onore del mondo per frenare la minoranza interna al Pd. Ora, secondo l’editorialista, il “punto debole” di Berlusconi sta nel merito. Aver fatto sapere che d’ora in poi voterà solo ciò di cui è convinto, lascia intendere che ,”per esempio sul premio di maggioranza alla lista, ha votato in questi mesi anche ciò di cui non era convinto, al solo fine di assecondare Renzi”. Il che mette a rischio l’alleanza politica fra i due.

Con chi approvare le riforme?

Così, l’idea che fornisce è quella di una posizione che riflette le dispute interne a Forza Italia, tra Fitto, Verdini e Brunetta. Una conseguenza dell’esplosione del partito, insomma . Non “una scelta ponderata e con una prospettiva politica”. D’altra parte anche Renzi, sostiene Polito, ha i suoi grattacapi e materia su cui riflettere. La presunzione di “non perdere tempo” coi partitini (intendendo Ncd) e neppure con i partitoni (Forza Italia) cozza con la maggioranza risicata su cui al Senato può fare affidamento. “Sta dunque a Renzi dire con chi e come intende far approvare le riforme che ha promesso agli italiani”. Riforme che, per essere serie e superare il referendum, devono essere condivise.

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