Il Quirinale a Renzi: stai sbagliando, la Rai non si riforma per decreto

25 Feb 2015 14:05 - di Alberto Fraglia

Questa storia della Rai rischia di innescare il primo vero conflitto interistituzionale tra Palazzo Chigi e il Quirinale. Certo, c’è tempo per ripensamenti e messe a punto tali da attenuare i contrasti e chiarire i dubbi che trapelano dal Colle. Ma è bastato che , con la solita spavalderia che lo contraddistingue, il premier Matteo Renzi annunciasse la riforma della Rai per decreto ad aprire qualche falla nei Palazzi romani che contano. D’altro canto l’ex Sindaco di Firenze, nel mostrare i muscoli, usa toni minacciosi che mal si conciliano con il bon-ton istituzionale.

Renzi esautora il Parlamento

Quel che è peggio, mostra di fare strame della Costituzione e di avere poco rispetto per il ruolo del Parlamento. Non si sono ancora sopite le polemiche per l’adozione del Jobs Act, i cui decreti attuativi non hanno tenuto in alcun conto il rilievo e le osservazioni avanzate dalle commissioni della Camera, che arriva come un fulmine a ciel sereno l’annuncio di un decreto legge per riformare la Rai. Motivo? Bloccare l’eventuale ostruzionismo delle opposizioni. Per quanto riguarda la eventuale riforma della Rai, i cui vertici sono in scadenza, è del tutto evidente che non ricorrono i requisiti di urgenza e di necessità previsti per l’emanazione dei decreti. Anzi, fanno notare dal Quirinale, non essendo l’ azienda in crisi finanziaria, il consiglio di amministrazione potrebbe essere prorogato, in attesa del varo della riforma.

Renzi e i richiami della Consulta

C’è poi da dire che il ricorso alla decretazione d’urgenza, da strumento eccezionale è ormai diventato il prevalente, se non l’unico, strumento legislativo. Di fatto il Parlamento viene esautorato, scavalcato, ridotto a poca cosa. Non sono mancati, in passato, i richiami della Consulta e del Quirinale sulla necessità di limitare l’uso della decretazione solo ai casi di effettiva urgenza e necessità. Ma si è trattato di richiami caduti sempre nel vuoto. Anche perché, vale la pensa ricordare, oltre i richiami formali non si è mai andato. Alla fine, la firma del Capo dello Stato in calce ai decreti del governo non è venuta meno. Di cedimento in cedimento, si sono però superati i limiti. Sarà Sergio Mattarella a dire basta? Questa volta, non soltanto a parole.

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