Mosca: ucciso Boris Nemtsov, leader dell’opposizione a Putin

28 Feb 2015 9:04 - di Viola Longo
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È stato ucciso con almeno quattro colpi d’arma da fuoco alle spalle Boris Nemtsov, storico esponente liberale russo e oppositore di Vladimir Putin. L’omicidio è avvenuto nella notte, a pochi passi dalla piazza Rossa ed è stato immediatamente condannato dallo stesso presidente russo che lo ha definito «un crudele assassinio» e una «provocazione», che ha «tutte le caratteristiche di una esecuzione». Putin, inoltre, ha annunciato l’immediata consultazione dei vertici della sicurezza e parlato di un coinvolgimento diretto del Cremlino nelle indagini.

La dinamica dell’agguato

Nemtsov, 55 anni, ex vicepremier nella stagione della presidenza Ieltsin, è caduto sul ponte Zamoskvoretskiy, di fronte alla basilica di San Basilio. Il ministero dell’Interno russo ha parlato di un agguato realizzato da uno o più killer a bordo di una automobile bianca. Sono stati i media, invece, a riferire che l’uomo si trovava in compagnia di una donna di 24 anni. La polizia ne ha confermato la morte poco dopo la mezzanotte locale, mentre ancora le immagini del cadavere a occhi sbarrati sul marciapiede facevano il giro del web. A diffondere fra i primi la notizia è stato Ilia Iashin, compagno di lotte politiche dell’ucciso, che è corso sul posto e ha descritto in presa diretta la tragedia all’agenzia Ria-Novosti: «Sfortunatamente, posso vedere con i miei occhi il corpo di Nemtsov sul ponte Zamoskvoretskiy. Vedo il cadavere e vedo tanta polizia».

Chi era Nemtsov

Fisico di formazione, padre di quattro figli, Boris Iefimovic Nemtsov era stato indicato nella seconda metà degli anni ’90 come un possibile delfino di Ieltsin per la successione al Cremlino. Alto, bruno, affascinante, buon oratore, era emerso come una delle figure più spendibili e meno impopolari fra gli allora “giovani riformatori” della leva ieltsiniana postsovietica. La sua stella era iniziata a declinare nel ’98, quando la crisi aveva spazzato via gran parte dei giovani liberali. Fu in quella fase che Nemtsov diede vita all’Unione delle Forze di Destra, una formazione liberale che riuscì a entrare alla Duma. Da subito si pose in forte critica nei confronti di Putin, un atteggiamento mantenuto negli anni e accentuato in questi mesi nei confronti della politica ucraina del Cremlino. Nemtsov aveva anche aderito alla manifestazione anti-Putin del primo marzo, convocata fra gli altri dal blogger Andrei Navalni.

Le prime reazioni

«Chi ha ucciso Nemtsov dovrà pagare un duro prezzo», ha commentato a caldo, sconvolto, Mikhail Kasyanov, ex primo ministro e a sua volta portabandiera dell’opposizione, precipitatosi sul luogo del crimine. «È una tragedia per la Russia», gli ha fatto eco Aleksiei Kudrin, ex ministro delle Finanze ed economista liberale, che aveva invece accettato di collaborare con Putin prima di distanziarsene in anni recenti. «Gli Stati Uniti condannano il brutale assassinio di Boris Nemtsov, e chiedono al governo russo un’indagine imparziale e trasparente», ha detto Barack Obama, primo fra i leader occidentali a commentare. L’omicidio di Nemtsov viene visto, anche per le inevitabili reazioni in Occidente e i sospetti che è destinato a generare sul Cremlino, come il più clamoroso dall’agguato che il 7 ottobre 2006, sempre a Mosca, costò la vita alla giornalista Anna Politkovskaia. Pesano anche le accuse che meno di tre settimane fa Nemtsov aveva lanciato dal sito russo Sobesednik: «Temo che Putin voglia uccidermi», disse, aggiungendo che «non potrei disprezzarlo di più».

 

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