Il sindaco Marino va in bianco: stop al progetto Eur a luci rosse

11 Feb 2015 12:11 - di Priscilla Del Ninno

Sul caso “Eur a luci rosse», Marino è costretto ad “andare in bianco”. Dopo le rimostranze mosse dal Vaticano, l’alzata di scudi degli abitanti del quartiere capitolino e le polemiche politiche dei giorni scorsi, arriva lo stop al piano. Una marcia indietro argomentata in un servizio che apre l’inserto della cronaca romana del Messaggero ricostruendo le tappe della fine di un progetto fortunatamente mai varato.

Ufficializzato il dietrofront

La notizia del dietrofront del Campidoglio al progetto Eur a luci rosse diventa ufficiale nella serata di martedì quando, dopo una telefonata intercorsa tra il sindaco Ignazio Marino e il commissario del Pd Matteo Orfini – preceduta dalla due ore della riunione di giunta politica con l’audizione di Andrea Santoro, che nei giorni scorsi ha lanciato la proposta al centro delle polemiche – viene sancito il no alla zona di tolleranza estesa su tre strade del quartiere razionalista. Un’ipotesi, come noto, bocciata dal prefetto Giuseppe Pecoraro perché – ricorda il quotidiano romano – «fuorilegge in quanto si sarebbe profilato il reato di favoreggiamento». «Non è escluso – prosegue il giornale – che Marino nei prossimi giorni pensi anche a ordinanze deterrenti: multe per i clienti, che si fermano a contrattare, e per le prostitute». Il che diventa ben altra cosa rispetto al progetto iniziale annunciato con lo zoning…

Il verdetto del Pd

Dopo l’indignazione del mondo cattolico e la bocciatura del prefetto di Roma, dunque, l’idea di una zona di tolleranza per clienti e prostitute all’Eur viene discussa  – presente anche il presidente del IX Municipio Santoro – in una riunione serale dell’esecutivo di Marino. E a stretto giro viene bocciata anche dallo stesso verdetto “interno” del Pd e ridimensionata alla luce di maggiori controlli nelle aree più abitate, “case di fuga” allestite per ospitare donne in difficoltà e unità mobili con mediatori culturali. Aria di “divorzio” in casa Pd, azionista di maggioranza in Campidoglio?

 

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