“Italia nemica”: l’Isis ci minaccia attraverso la sua radio

14 Feb 2015 17:13 - di Redazione

“Ministro dell’Italia crociata”. Così l‘Isis definisce il ministro degli Esteri, Gentiloni. Allo Stato islamico non è andata giù la frase  pronunciata dall’esponente del governo in cui annuncia che il nostro Paese è pronto ad intervenire militarmente per far fronte della escalation delle violenze in Libia e all’avanzamento dei jihadisti dello Stato islamico, giunti ormai alle porte di casa nostra.  L’emittente mattutina del giornale radio di al Bayan, l’emittente che trasmette dalla capitale dell’Isis in Iraq, ha espressamente indicato nell‘Italia un nemico in quanto è pronta a unirsi alla “forza guidata dalle Nazioni atee per combattere lo Stato islamico”. L’espressione “Nazioni atee” in arabo è un riferimento implicito alle Nazioni Unite.

Jihadisti a 500 km dalle coste italiane

Con la conquista di Sirte l’Isis è a 5oo km dall’Italia. Una situazione di pericolosità assoluta. Una minaccia concreta per il nostro Paese. Un miliziano ha postato sul proprio account Twitter una mappa in cui ha evidenziato la distanza tra Roma e Sirte, e aggiunto che “un missile scud può arrivare fino in Italia. Tutto questo mentre alcune radio locali di Sirte trasmettevano i discorsi del califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Un estratto del “sermone” con il quale annunciava la nascita del Califfato alcuni mesi fa.

L’Isis e la rete di alleanze

L’avanzata dell’Isis in Libia era segnalata da mesi e, negli ultimi giorni, ha registrato una preoccupante accelerazione. Secondo l’ex leader libico Ali Zeidan, entro pochi mesi, l’intera fascia costiera libica sarà nelle mani dei fondamentalisti islamici. Previsioni che non vanno sottovalutate in alcun modo. In effetti l’accerchiamento dell’Europa da parte dell’Isis è iniziato da tempo e finora non ha subito battute di arresto.  La rete di alleanze messa in piedi dai fondamentalisti negli Stati in disfacimento come la Libia, nel caos come la Siria, o destabilizzati come l’Iraq e porzioni consistenti delle zone dell’Africa subsahariana, sta alimentando il terrorismo e lasciando una lunga scia di sangue.

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