Isis, arrestati due sospettati a Sydney. Gli Usa: non paghiamo riscatti

11 Feb 2015 10:05 - di Redazione

 Due uomini sospettati di voler compiere attacchi terroristici con armi da taglio sono stati arrestati a Sydney, lo ha riferito la polizia australiana. Secondo alcuni media locali, i due intendevano agire in nome dell’Isis. L’Australia, infatti, anche di recente è stata teatro di un sequestro di ostaggi da parte di un immigrato iraniano. L’attacco, stando alle notizie dei media australiani, era ormai imminente quando è scattato il blitz. I due fermati hanno 24 e 25 anni, ha i precisato Catherine Burn, vicecommissario della polizia del Nuovo Galles del Sud. «Il tipo di azione che volevano perpetrare è in linea con i messaggi dell’Isis», ha aggiunto rassicurando peraltro che dopo il loro arresto non risultano “ulteriori pericoli”. I due uomini sono stati già avviati dinanzi alla Corte locale di Fairfield dove dovranno rispondere di aver pianificato atti di terrorismo.

Isis, gli arresti

I due sono stati catturati in un residence dove la polizia ha trovato anche un coltello, un machete, una bandiera con i simboli dell’Isis e un video in cui uno dei due annunciava l’attacco. Gli arrestati, però, non erano nel radar della polizia, che ha raccolto in extremis informazioni sulle loro intenzioni ed è intervenuta con un’operazione immediata, ha spiegato ancora Burn.

Il no degli Stati Uniti

«Noi comunque siamo pronti, decisi e più che mai capaci di reagire per sventare i piani di chi pensa di realizzare azioni che possonono essere descritte solo come orribili minacce a cui la comunità si oppone con fermezza», ha concluso la funzionaria. Barack Obama, dal suo cantoha ribadito che gli Stati Uniti non pagano e non pagheranno riscatti richiesti per i cittadini tenuti in ostaggio da terroristi. «È un punto fermo della nostra politica quello di non pagare riscatti con organizzazioni come l’Isis», ha detto secco il presidente Usa in un’intervista a BuzzFeed News diffusa poche ore dopo la conferma della morte dell’ostaggio americano Kayla Jean Mueller. «Una volta che cominciassimo a farlo – ha spiegato – non solo finanzieremmo il massacro da parte loro di persone innocenti e rafforzeremmo la loro organizzazione, ma di fatto renderemmo gli americani ancor di più  un bersaglio di futuri rapimenti».

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