Denis Verdini si sfoga: «In Forza Italia vedo nani e ballerine»

7 Feb 2015 13:35 - di Lando Chiarini

«La fine del Pdl fu un errore strategico». Parola di Denis Verdini, il riconosciuto e temuto plenipotenziario “azzurro” che ora sta sperimentando sulla propria pelle quanto sia rischioso svolazzare troppo vicino a Berlusconi. Ed in questa legislatura – più che in quella precedente – del Cavaliere Verdini è stato l’instancabile ombra. È lui l’architetto del patto del Nazareno, lui l’ispiratore della linea «né carne né pesce» aspramente contestata da Angelino Alfano al momento della scissione ma silenziosamente avallata dal Capo che la considerava una sorta di quadratura del cerchio in grado di salvare la capra del movimento con i cavoli delle aziende, lui – infine – il tessitore della tela per il Quirinale, che l’ingordigia di Matteo Renzi ha voluto di colpo strappare per mostrare urbi et orbi la propria refrattarietà a condomini, duopoli e a cabine di regia.

Verdini: «Rompere il Pdl fu un errore strategico»

Dopo l’elezione di Sergio Mattarella e nell’impazzimento che ne è seguito in Forza Italia, Verdini è diventato il capro espiatorio su cui il “cerchio magico” ha comodamente scaricato il fallimento della trattativa sul Quirinale. Ma l’ex-plenipotenziario non se ne sta con le mani in mano e per tutta risposta si è messo a lavorare ad un memoriale i cui spunti politicamente più sensibili sono stati intercettati da Francesco Verderami, il retroscenista del Corriere della Sera. Al netto del comprensibile risentimento verso i suoi detrattori interni che ne ha certamente offuscato il giudizio, la ricostruzione degli ultimi eventi da parte di Verdini è assai interessante.

«Sul Quirinale abbiamo sbagliato»

Il punto centrale resta il patto del Nazareno, che Verdini ritiene tuttora attuale ed indispensabile alla salvezza di Forza Italia e di Berlusconi. «Osservo nani e ballerini – è la sua amara constatazione – far festa per la fine del Patto. Io sto seduto sulla riva del fiume in attesa di pescare qualche pesciolino». E poi aggiunge, misteriosamente: «Come Mike Bongiorno sto lì: busta numero uno, busta numero due, busta numero tre…». Sulla trattativa del Quirinale, ammette che il patto preventivo con Alfano si è rivelato un errore dettato dal cuore: «Fu una riunione tra fratelli separati: Ma ci facemmo prendere dai sentimenti perdendo il senso della ragione». Non che sia impossibile tornare tutti insieme- sembra chiosare Verdini – ma è prematuro e, cosa più importante, bisognerà prima convincere Berlusconi a separarsi dalla Lega e a rinunciare alla leadership. Campa cavallo…

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