Gasparri: «Sugli assetti della Rai decide il Parlamento, non il governo»

21 Feb 2015 14:23 - di Redazione

Sulla ventilata ipotesi di riforma della Rai da parte del governo (smentita da Palazzo Chigi) è intervenuto con un’articolata dichiarazione il sen. Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato e soprattutto “padre” della legge che tuttora regola il complesso settore radio-tv. «Con buona pace di tanti profeti – è scritto nella nota -, la legge Gasparri è un corpo organico di decine di articoli che regola l’intero sistema radiotelevisivo. La norma che riguarda la nomina dei vertici Rai è solo la centesima parte di quella legge, norma che fu aggiunta in Parlamento dopo un ampio confronto tra tutte le forze politiche. La legge quindi resterà a lungo in vigore, a prescindere dalle periodiche rivisitazioni delle procedure di nomina dei vertici della tv pubblica».

Gasparri richiama le sentenze della Consulta

L’esponente “forzista” ha quindi aggiunto: «Rendo noto una volta di più ai presunti esperti della materia che numerose sentenze della Corte Costituzionale, ben note ovviamente al presidente Mattarella e che Renzi e i suoi poco qualificati collaboratori dell’ufficio legislativo potranno trovare agevolmente su internet, affidano al Parlamento la designazione del Cda. Nel rispetto dei principi della democrazia e del pluralismo. E non a Fondazioni fantomatiche o alla Banca dell’Etruria».

«Renzi mal consigliato da collaboratori poco qualificati»

Ironica la conclusione di Gasparri: «A Palazzo Chigi sono in preda all’effetto Serra (finanziere legato a Renzi, il cui nome era finito sui giornali dopo i sospetti di insider trading in favore degli azionisti della Banca dell’Etruria, ndr) dopo i successi speculativi nelle sortite bancarie. Ma i vincoli costituzionali valgono anche per i giovani etruschi. E al Quirinale ben lo sanno. I temi si affrontano nel rispetto delle regole, non con le consuete procedure abusive renziane. Ciò vale anche per la Vigilanza che non può esercitare poteri di revoca che non ha in aggiunta a quelli che ha. Ma su questo altri andranno a sbattere il muso».

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