Il comandante della Folgore: in Libia intervento militare prematuro

23 Feb 2015 16:32 - di Redazione

«E’ prematuro parlare di eventuale intervento militare, perché la situazione in Libia è ancora al centro di riflessioni politiche internazionali che restituiscano la possibilità di creare interlocutori legittimati a rappresentare adeguatamente il Paese e non le fazioni in lotta». Lo ha detto il comandante della brigata paracadutisti Folgore, Giovanni Iannucci, a margine della cerimonia svoltasi alla caserma “Gamerra” di Pisa per il suo insediamento alla guida della Brigata paracadutisti. Iannucci che subentra al generale D’Addario, nato a Varese, ha frequentato il 166° Corso presso l’Accademia Militare di Modena. Nominato tenente, è stato poi assegnato al 185° Gruppo Artiglieria Paracadutisti di Livorno e, quale comandante di Batteria, ha partecipato all’operazione Ibis in Somalia. Iannucci ha svolto diverse funzioni di comando  nel reggimento e ricoperto prestigiosi incarichi di staff in comandi multinazionali, quali il comando Isaf in Afghanistan.

Intervento solo se utile

Il nuovo comandante della Folgore si è detto certo che in ogni caso e in qualunque momento la Brigata saprà farsi trovare pronta: «Noi naturalmente dobbiamo essere pronti a intervenire in qualunque momento – ha aggiunto – ma è importante che quel Paese, la Libia, sia pronto a fare la sua parte. Noi possiamo aiutarli ma non possiamo sostituirci a loro». Il capo dei baschi amaranto ha infatti spiegato che proprio la storia degli interventi dei nostri contingenti nei vari scenari di crisi mondiali ci faccia ritenere necessario un coinvolgimento attivo delle locali popolazioni e delle loro legittime rappresentanze. «Ce lo ha insegnato l’Afghanistan, la Somalia e questo ce lo sta dicendo – ha concluso Iannucci – anche la situazione in Libia e in Siria. In Libia c’è un impegno della comunità internazionale per portare avanti una serie di contatti affinché si creino le condizioni in cui i libici si guardino in faccia per dare alla comunità internazionale un interlocutore con cui lavorare. Un intervento militare senza queste condizioni non sarebbe utile».

 

 

 

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