Accordo Berlusconi-Salvini: ecco che cosa è accaduto alla cena di Arcore

10 Feb 2015 13:31 - di Lando Chiarini

Si affanna Matteo Salvini dai microfono di Radio Padania nel tentativo di diluire nell’acqua di un ostentato (ma studiato) scetticismo l’esito della cena del lunedì ad Arcore con Silvio Berlusconi. In realtà, l’accordo tra i due è cosa fatta, non esclude la presenza di FdI di Giorgia Meloni nella coalizione il cui ingresso – e questa è la contropartita che il leader leghista ha chiesto ed ottenuto per far ingoiare l’intesa ai suoi – è assolutamente inibito al Ncd di Angelino Alfano.

Nella futura alleanza dentro FdI fuori Alfano

Un codicillo dell’accordo tra il Cavaliere e l'”altro Matteo” prevede pure che quest’ultimo continui per un po’ di tempo a mostrare la faccia feroce e ad alzare i toni ma solo per ragioni esclusivamente elettorali. Salvini, ovviamente, non si fa pregare e dalla radio leghista raccomanda «calma, e sangue freddo» prima di dare per «fatto e deciso» l’accordo con Forza Italia. Tiene, anzi, a far sapere che «se si votasse domani mattina, la Lega andrebbe da sola». Ma è una dichiarazione assolutamente non impegnativa visto che domani non si vota e neppure dopodomani. Diverso il discorso per le Regionali dove – ammette Salvini – «valutiamo caso per caso».

Accordo Berlusconi-Salvini per paura di finire come il Fn

A spingere Salvini a chiudere l’accordo con il Cavaliere ha certamente contribuito la storia della Lega e il terrore di una prospettiva lepenista. Tra alti e bassi, quello che fu di Bossi e Maroni ed ora di Salvini è sempre stato un partito di governo al cui interno si contavano (e si contano) sindaci, amministratori provinciali, presidenti di regioni e ministri. La capacità di decidere e di incidere è impressa ormai nel dna del Carroccio. Non così in Francia per il Front National, movimento in tumultuosa crescita elettorale e tuttavia “condannato” all’eterna opposizione. Tra Salvini e Marine Le Pen vi sono molti punti di contatto sotto il profilo programmatico, ma tra i due la prospettiva a breve termine resta inconciliabile. Il Fn trae forza dalla proprie “estraneità” rispetto ai processi di integrazione europea. La Lega non può farlo perché in quegli stessi anni ha governato e vuole continuare a farlo. E l’accordo stipulato nella cena di Arcore sta lì a dimostrarlo.

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