Torino, i magistrati contro Fassino: sgomberare gli immigrati dell’ex-Moi

14 Gen 2015 19:58 - di Paolo Lami

Erano destinate ad ospitare i torinesi in difficoltà economiche. Ma erano state occupate da un gruppo di immigrati supportati da Centri Sociali, antagonisti, squatter, anarchici e spacciatori. Arriva finalmente il sequestro preventivo delle palazzine dell’ex-Moi, l’ex-villaggio Olimpico torinese di via Giordano Bruno costruito per le Olimpiadi invernali del 2006 e occupato due anni fa, fra marzo e aprile del 2013, da centinaia di immigrati del NordAfrica. Che, con il supporto e l’aiuto dei centri sociali, avevano scippato il patrimonio immobiliare della città, quegli alloggi divenuti con l’occupazione una specie di terra di nessuno, fra risse e accoltellamenti, liti quasi quotidiane, soprusi e spaccio di droga. Con il forte sospetto che le palazzine ospitino musulmani per nulla disposti ad integrarsi, anzi più inclini ad abbracciare un integralismo religioso piuttosto pericoloso.
Dopo due anni di proteste dei cittadini esasperati, ieri il Tribunale di Torino ha disposto il sequestro delle palazzine in cui si sono installate famiglie di immigrati e profughi, denominato ex-Moi. Il provvedimento è stato chiesto dalla Procura di Torino che ha in corso una inchiesta per occupazione abusiva. Ed ora le forze dell’ordine dovranno trovare il modo di sgomberare gli edifici che sono divenuti un ricettacolo di microcriminalità e soprusi di ogni genere. Uno sgombero che, però, non sarà immediato. Le modalità dell’intervento potranno essere messe a punto solo dopo un confronto con il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica – al quale partecipano anche rappresentanti del Comune di Torino – che si riunirà nei prossimi giorni e che dovrà valutare altre soluzioni per la ricollocazione dei numerosi rifugiati che hanno occupato gli alloggi abusivamente.

Indagati due italiani per il supporto agli occupanti

Al momento la Procura di Torino ha iscritto sul registro degli indagati due italiani, un attivista di un Centro sociale e una donna che prestò assistenza agli immigrati ma non è escluso che nei prossimi giorni possano emergere altre posizioni. Anche perché la situazione è oramai fuori controllo. A nulla erano servite fino ad ora le proteste dei cittadini vicini alla struttura né quelle delle varie forze politiche che, a più riprese, hanno tentato, senza successo, nel corso di questi due anni di sensibilizzare il sindaco Fassino per recuperare al patrmoio della città quelle volumetrie.
Il 18 novembre scorso i membri della Commissione Controllo di Gestione del Comune di Torino avevano tentato, inutilmente, di entrare all’interno dell’area per verificare quale fosse la situazione. La giunta di Fassino, accusato più volte di inerzia, aveva revocato all’ultimo minuto il sopralluogo e i membri della Commissione comunale si erano trovati davanti un muro di immigrati inferociti e di delinquenti dei Centri sociali ben decisi a non consentire il sopralluogo.
«E’ la resa dell’amministrazione comunale di fronte all’illegalità – avevano commentato amareggiati i componenti della Commissione comunale di controllo – A questo punto ci sono sospetti più che fondati sul fatto che l’occupazione non sia solo opera dei profughi. Chiediamo, come per ogni altro centro sociale cittadino, l’immediato sgombero di queste palazzine, che potrebbero, una volta libere, essere destinate ai torinesi in difficoltà».

Una bomba sociale fatta di etnie diverse e islamici radicali

Ma il Comune di Torino aveva fatto orecchie da mercante lasciando innescata questa bomba sociale fatta di immigrati di etnie e religioni diverse, anarchici, squatter ed altra varia umanità.
Eppure gli episodi di violenza non si contano fra gli immigrati che hanno occupato le palazzine destinate ai torinesi. Nell’estate del 2014 due le risse finite a coltellate, l’ultima delle quali ai primi di agosto quando all’interno delle palazzine alcuni giovani africani erano venuti alle mani per poi regolare i conti con il coltello lasciando sull’asfalto due feriti.
Un mese fa l’ennesimo episodio, una violenta lite fra due ghanesi e un ivoriano nel corso della quale quest’ultimo ha avuto la peggio, colpito da una coltellata all’orecchio. Una situazione che ben descrive lo stato di illegalità e tensione sociale che caratterizza l’occupazione.
«Finalmente è stato sconfitto il buonismo del Pd, che stava arrivando a legittimare i Centri sociali del Comitato profughi come interlocutori del Comune di Torino per intese su residenze e servizi – dice ora con malcelata soddisfazione il capogruppo di Fratelli d’Italia in Sala Rossa, Maurizio Marrone, commentando la decisione della Procura di Torino di sequestrare le palazzine dell’ex-villaggio olimpico – Il Comune di Torino si assuma le proprie responsabilità collaborando alla rimozione dei cosiddetti profughi occupanti. Le nostre manifestazioni anti-degrado hanno dato voce all’indignazione dei cittadini di Lingotto nonostante le intimidazioni degli squatter e la militarizzazione del quartiere da parte delle Forze dell’Ordine».

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