Terrorismo islamico in casa nostra: spuntano le black list dell’intelligence

23 Gen 2015 10:20 - di Priscilla Del Ninno

Non è psicosi collettiva: il terrorismo islamico può contare su molti attivisti più o meno mimetizzati in Italia. Un fenomeno, quello del militantismo jihadista in Italia, che ha ramificato in maniera capillare sul terreno sociale di casa nostra, in molti casi – troppi?– con l’acquiescenza silente o colpevolmente distratta delle istituzioni locali. Così, mentre ancora divampa la polemica innescata dalle parole del ministro Gentiloni, che nelle ultime ore ha – secondo i più tardivamente – riconosciuto il rischio di infiltrazioni terroristiche negli sbarchi di immigrati lungo le nostre coste – un valido sospetto costato a molti esponenti di centro destra l’ingiusta accusa di xenofobia e razzismo – dal lavoro di intelligence emergono particolari inquietanti circa la ramificata presenza clandestina nel nostro Paese di cellule dormienti e cani sciolti, legati a diverso titolo e livello al terrorismo jihadista.

Jihadisti in Emilia e Lombardia

E mentre da Londra il segretario di Stato Usa, John Kerry, al termine del vertice internazionale contro lo Stato islamico, annuncia che l’Iraq e i suoi partner internazionali hanno eliminato migliaia di combattenti dell’Isis e il 50% della sua leadership, da noi gli agenti della Digos della Questura di Rimini fanno riferimento alla pubblicazione dei nomi di 14 cittadini passati per l’Emilia-Romagna: parte di una black list del governo Usa, diffusa da Washington il 16 gennaio scorso, precisamente dal Dipartimento del tesoro. Una documentazione che evidenzia i passaggi – come le lunghe permanenze – sul nostro territorio di presunti miliziani del fronte jihadista, pronti a trasformarsi all’occorrenza in stragisti e kamikaze. In particolare, allora, secondo gli Usa sono dieci i presunti terroristi passati per Bologna, due a Parma, uno nel Reggiano e uno a Rimini. Non solo: come noto, solo pochi giorni si è appreso con certezza dell’esistenza di gruppi e associazioni presenti nelle liste nere dell’antiterrorismo stilate da Germania ed Emirati, in lizza, come altri, per l’assegnazione di aeree di Milano destinate alla costruzione di nuove moschee. Associazioni riunite in nome di un bando pubblico emanato “in omaggio” a un ecumenismo sociale dettato da una democrazia religiosa coatta e monodirezionale che evidentemente non desta più di qualche preoccupazione al sindaco Pisapia.

Italiani nel mirino

Italiani nel mirino del terrorismo islamico nel cuore delle nostre città, insomma, esattamente come in trasferta: e mentre non accennano a placarsi le polemiche sulla missione delle due cooperanti lombarde, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, e sui loro “pericolosi legami” con personaggi attenzionati da tempo dai servizi, si diffionde la notizia della scomparsa in Libia, dal giorno dell’epifania, di Ignazio Scaravilli, un medico catanese settantenne risucchiato nel nulla nel caos in cui versa il Paese dalla fine del raìs. Un caso su cui si cimenta il sospetto di rapimento, avvalorato dall’apertura da parte della Procura di Roma di un’inchiesta per sequestro di persona con finalità di terrorismo.

 

 

 

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