L’autogol di Grillo: votare Prodi per rompere l’asse Renzi-Berlusconi?

15 Gen 2015 17:40 - di Luca Maurelli

Un pensiero indecente sfiora Beppe Grillo in queste ore: proporre ai suoi di votare Romano Prodi al Quirinale per sabotare il Patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi. Nel giorno in cui il Pd ribadisce di voler rispettare gli accordi con Forza Italia sulla legge elettorale, gli azzurri invece rallentano sulle riforme, che in tanti considerano strettamente legate all’intesa tacita su un successore di Napolitano. È il segnale che il sospetto reciproco aumenta. Ed ecco che tra i grillini cresce la tentazione di entrare, a gamba tesa, nella partita per il Colle, votando Prodi, il nome meno sgradito ai propri elettori. Un modo per mettere in difficoltà Renzi, che non potrebbe dire no al professore bolognese ma allo stesso tempo dovrebbe rinunciare ai voti di Forza Italia, anche in futuro, sulle riforme. I berlusconiani, ovviamente, se non potranno essere determinanti sul  Quirinale –  su un nome peraltro sgradito, come quello di Prodi – finiranno per andare a una rottura certa del Patto del Nazareno con il premier, in ossequio alla linea Fitto. Ed è quello l’obiettivo di Grillo. Ma sabotare l’asse Renzi-Berlusconi è davvero una mossa astuta o rischia di trasformarsi in un’iniziativa autolesionista alla Tafazzi, il personaggio inventato dal trio Aldo, Giovanni e Giacomo? La risposta sta nella popolarità di Romano Prodi, basta dare un’occhiata ai sondaggi o farsi un giro al bar: il sostegno grillino al professore rischia di uccidere il Movimento Cinque Stelle.

Segnali di nervosismo tra Pd e Forza Italia

Proprio in queste ore, dalle due Camere, arrivano segnali di nervosismo da parte degli azzurri, che sembrano orientati a chiedere lo slittamento del dibattito sulle riforme e sull’Italicum a dopo il voto per il Quirinale. Nelle stesse ore i bookmakers fanno crollare le quote sul nome di Romano Prodi, chiaro segnale di un’impennata improvvisa delle chances del professore bolognese per il Colle. Altro segnale che c’è un attacco al Patto, è l’improvviso pressing della minoranza del Pd, capeggiata da Pippo Civati, sullo stato maggiore del partito affinché – guarda caso – si sleghi dall’intesa con Berlusconi anche sul Quirinale. I pontieri verso i grillini, dunque, tornano in azione. «Per mesi ci è stato detto che il Patto del Nazareno non comprendeva la presidenza della Repubblica e che non ci interessano i veti di Berlusconi. Quindi, viene da chiedersi, perché non si può immaginare una proposta che si rivolga a Parlamento senza passare prima e soprattutto da Berlusconi?», si chiede Pippo Civati sul suo blog. «Se si vuole coinvolgere i 100 parlamentari di Forza Italia va benissimo. Ma non ci sono solo loro, per intenderci», aggiunge. Il capogruppo del Pd, Roberto Speranza, è costretto a smentire “indicibili accordi” con Berlusconi. E il gioco degli equivoci, ancora una volta, si sviluppa tutta a sinistra.

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