Studente turco espulso: sotto il vestito occidentale… uno jihadista

21 Gen 2015 13:53 - di Ginevra Sorrentino

«Non sembrava uno jihadista: e, soprattutto, non parlava mai né di politica, né di religione», dichiara oggi pur volendo rimanere anonimo l’ex coinquilino di Furkan Semih Dundar, il venticinquenne studente turco della Normale espulso a dicembre scorso dall’Italia per le sue presunte simpatie islamiste, accusato di «offrirsi sui siti islamisti come kamikaze» per attentati alle ambasciate a Roma di Israele, degli Stati Uniti e del Regno Unito e agli «odiati consolati dell’occidente» in Toscana e altre regioni. Eppure, i monitoraggi sul web compiuti sul suo conto avrebbero indagato su suoi interessi concentrati – e non poco – sui video e sulle gesta propagandati in Rete dal Califfato. Certo, lo studente turco, laureato ad Ankara e dottorando in Toscana, era accorto a non tradire platealmente queste sue supposte inclinazioni integraliste: non girava certo in divisa jihadistama, anzi, vestiva all’occidentale. Di più: ostentava nella scelta del look alla moda hipster, la sua passione tutta made in Usa per il bebop. Non girava con il Corano sotto il braccio. Niente barba lunga, anfibi militari o altri sengni distintivi tipici del miliziano fondamentalista.

Quell’aria di apparente normalità

Personaggio dall’apparenza schiva e dai modi riservati, Furkan Semih Dundar aveva affittato insieme ad altri universitari un appartamento di via Volturno, non lontano dal centro storico di Pisa, seguendo prassi e adottando abitudini tipiche di qualunque studente fuori sede. Aveva sistemato i suoi libri di studio negli scaffali appesi nella sua stanza; aperto un regolare conto in banca, e saldato in anticipo l’affitto fino a gennaio. Di giorno studiava fisica quiantistica, di notte si documentava e “frequentava” siti islamisti. Insomma, aveva convinto tutti della sua pacifica presenza. O meglio, dell’insospettabilità del ragazzo della porta accanto: non aveva dato adito a nessuno di ipotizzare strane trame sul suo conto. Almeno, non fino alla sera del 22 dicembre scorso, quando è inziato il via via di poliziotti in quella casa affittata agli studenti, con il dottorando rincasato intorno alle 23 accompagnato da 4 o 5 agenti che, dopo aver perquisito la sua stanza, se ne sono andati lasciando Furkan tranquillamente a casa. Salvo poi tornare un’ora dopo per prelevare lui, e sequestrargli telefonino e tablet: seminando il dubbio, alimentato dalle notizie diffuse nelle ultime ore. Confermato dall’espulsione.

 

 

 

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