Riforme e Quirinale, Forza Italia divisa. Minoranza Pd in subbuglio

16 Gen 2015 12:28 - di

L’incrocio pericoloso tra riforme e partita per il Quirinale innesca il fuoco incrociato delle opposizioni, dei frondisti di Forza Italia e della minoranza Pd. Innanzitutto c’è alta tensione sulla riforma del bicameralismo all’esame della Camera. Tanto da far temere un pericoloso strappo da parte di Forza Italia, e della minoranza Pd che potrebbe portare a un complicato impasse. In Senato invece, dove si sta discutendo la legge elettorale, spunta un “lodo” (suggerito da Gaetano Quagliariello) per trovare una mediazione con la minoranza del Pd che chiede di eliminare i capilista bloccati, con la minaccia di non votare l’Italicum. Alla Camera il Patto del Nazareno al momento regge. E sulla riforma costituzionale FI sta votando assieme alla maggioranza, benché singoli deputati si dissocino dal gruppo, che ha messo una fedelissima di Berlusconi, come Elena Centemero, nel Comitato dei nove, cioè il gruppo ristretto che istruisce i lavori d’aula.

Spaccatura anche per l’elezione del Capo dello Stato

La spaccatura sulla legge elettorale poi rischia di ripetersi per l’elezione del presidente della Repubblica. È questo il pericolo che Berlusconi nei prossimi giorni tenterà di sminare nel tentativo di mantenere a tutti i costi la barra al centro per quanto riguarda il patto del Nazareno. Toccherà proprio all’ex premier cercare di ricompattare il più possibile le truppe riunendo la prossima settimana sia i senatori che i deputati azzurri. La situazione però è non è facile. Basti pensare all’atteggiamento barricadero del capogruppo alla Camera Renato Brunetta. Il presidente dei deputati azzurri al centro mercoledì sera di un battibecco con Denis Verdini nel corso della riunione a palazzo Grazioli con i senatori, non fa mistero di essere favorevole a sospendere i lavori in attesa delle votazioni per il Colle.

L’incontro tra Berlusconi e Fitto

Insomma la tensione sembra destinata a salire ed è per questo che l’ex capo del governo, dopo un lavorio di riavvicinamento, ha chiamato giovedì a palazzo Grazioli Raffaele Fitto. A sentire i resoconti dei fedelissimi di entrambe le parti, il faccia a faccia durato due ore non ha avuto una conclusione. L’ex presidente della Puglia ha infatti fatto sapere ai suoi uomini di non voler modificare il suo atteggiamento: andremo fino in fondo – è il messaggio inviato dalla fronda a Grazioli – se non si cambiano le cose sulla legge elettorale innanzitutto il rischio è di arrivare al voto divisi. L’ex premier, ha spiegato chi è di casa a via del Plebiscito, avrebbe deciso di rinviare all’incontro con i parlamentari azzurri ogni decisione. Ma se Fitto non sembra disposto a cambiare atteggiamento, lo stesso vale per l’ex capo del governo. Certo il Cavaliere con i suoi fedelissimi non fa mistero di avere molti dubbi nel continuare a sostenere le riforme ma, sfilarsi ora comporterebbe un danno maggiore: non possiamo tirarci fuori da una partita così importante, è il ragionamento fatto a palazzo Grazioli e condiviso con Gianni Letta e Denis Verdini.

La partita per il Quirinale

Berlusconi però sa perfettamente che una mediazione all’interno dei gruppi va trovata sulle riforme ma soprattutto in vista dell’elezione del capo dello Stato, una partita a cui l’ex capo del governo sembra non voler rinunciare. Ecco perché le diplomazie azzurre sono già al lavoro per sondare anche gli altri partiti che orbitano nel centrodestra, Alfano in primis, ma anche il gruppo Misto del Gal. Un modo per poter “pesare” di più nella trattativa con Matteo Renzi. La necessità che Forza Italia resti centrale sia per le riforme che nell’elezione del Capo dello Stato saranno gli argomenti con cui l’ex capo del governo proverà a ricompattare i suoi: «Devono capire – avrebbe detto a diversi parlamentari – che abbiamo poche alternative. Rischiamo di trovarci un altro presidente della Repubblica a noi ostile». E sulla elezione del capo dello Stato il Cav non ha rinunciato ad avanzare una sua rosa di possibili candidati. A una deputata come riporta Repubblica ha raccontato: «I miei candidati ideali li avrei pure e sono Letta, Antonio Martino e il generale Leonardo Gallitelli. Ma non sarò io a nominarli e bruciarli».

 

 

 

 

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