Pena di morte: sì della Le Pen (come già Almirante), no dell’alleato Salvini

8 Gen 2015 13:47 - di Alberto Fraglia

“Voglio offrire ai francesi un referendum sulla pena di morte. A titolo personale, penso che debba esistere questa possibilità”. Dopo la strage del Charlie Hebdo, la leader del Front National, Marine Le Pen, twitta un messaggio che accende subito la discussione. La pena di morte come risposta alla guerra del terrore scatenata dal fondamentalismo islamico. Il deterrente per difendere l’Occidente dal fanatismo religioso dei seguaci di Al Qaeda e dell’Isis. Una arma da brandire contro killer spietati e disumani come quelli che sono penetrati, armi in pugno, nella redazione del giornale satirico parigino, uccidendo senza pietà nel nome di Allah. La Le Pen, in crescente ascesa nei sondaggi per la corsa all’Eliseo, subito dopo il feroce eccidio aveva puntato il dito sulle ipocrisie di un falso buonismo e sul lassismo della Francia nei confronti della minaccia fondamentalista.

Una minaccia prevedibile

“Era una minaccia prevedibile – aveva detto – Non è il primo attentato in Francia. Ce n’è stato un altro qualche settimana fa a Joué-les-Tours. C’è un pericolo grave e reale, più antico di quel che si dice. Un’immensa minaccia pesa sula Francia e sul mondo”. E se gli estremisti islamici, aveva aggiunto, “sono in guerra contro la Francia, la Francia deve dichiarare guerra contro di loro”. Il referendum sulla pena di morte, secondo l’esponente del Front National, può rappresentare la prima, concreta risposta contro il fanatismo assassino degli integralisti islamici. Dibattito aperto, dunque.

Quando Almirante si appellò al codice militare

Chi non la pensa allo stesso modo, nonostante la recente alleanza con la stessa Le Pen, è Matteo Salvini. Il leader della Lega Nord ha detto di essere “culturalmente contrario alla pena di morte”, come lo è anche contro il “suicidio assistito”, ma di non essere affatto in disaccordo sul referendum proposto dalla Le Pen. “Ascoltare il parere del popolo è sempre condivisibile”, ha sottolineato. In Italia l’introduzione della pena di morte è stato sempre argomento delicato, complesso, capace di suscitare divisioni e polemiche. Negli anni del terrorismo , a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, fu il leader del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante, a sollevare l’argomento. In realtà il segretario missino si appellava ad una norma, ancora in vigore nel nostro ordinamento dopo il varo della Costituzione repubblicana, che prevedeva la pena dell’esecuzione capitale nel codice penale militare di guerra. Norma poi abolita nel 1994.

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