Parigi, arrestato il satirico Dieudonné. L’accusa: apologia del terrorismo

14 Gen 2015 13:35 - di Niccolo Silvestri

La Francia non ha voglia di ridere ed il giro di vite nei controlli e nelle indagini seguite all’attentato alla redazione del Charlie Hebdo non risparmia neppure la satira. A farne le spese è l’umorista più noto e più controverso d’Oltralpe, quel Dieudonné M’Bala M’Bala già segnalatosi nel recente passato per una serie di “provocazioni” – dal saluto nazista appena camuffato al negazionismo sull’Olocausto – che hanno fatto trillare più di un campanello di allarme nella comunità israelitica francese. Una comunità – va ricordato – che si sta assottigliando sempre di più proprio a causa dell’antisemitismo che si respira a Parigi. In più di 7000 hanno recentemente lasciato la Francia per Israele. Una situazione che proprio nel corso della marcia di solidarietà alle vittime dell’attentato il premier Benjamin Netanyahu ha rinfacciato a brutto muso a Francois Hollande.

Dieudonné su Fb: sono Charlie Coulibaly

Dieudonné è stato arrestato con l’accusa di apologia del terrorismo per aver scritto sul proprio profilo Facebook di sentirsi «Charlie Coulibaly», associando quindi vittime e carnefici. Una “provocazione” interpretata dalle autorità come raggiungimento del punto di non ritorno oltre il quale la satira cessa di essere tale e sconfina in un campo regolato dal codice penale. È prevedibile che l’arresto dell’attore satirico trascinerà con sé polemiche e critiche. Stabilire appunto quel confine è impresa quanto mai ardua per la legislazione di una nazione democratica perché estremamente difficile è tracciare la linea esatta dove la libertà di opinione cede il posto ad ipotesi criminose.

Il caso Houellebecq ed il doppiopesismo di Parigi

La Francia è terra di dibattiti accesi ma anche di doppiopesismi culturali che non hanno nulla da invidiare a quelli cui siamo purtroppo abituati qui in Italia. Il grido je suis Charlie è passato di bocca in bocca con la rapidità di un baleno. Com’era giusto che fosse. Eppure il Charlie Hebdo ha fatto della dissacrazione religiosa la propria ragione d’impresa. Diverso, invece, è l’atteggiamento dei media francesi verso altri intellettuali che hanno approcciato il tema dell’islamizzazione dell’Europa in maniera altrettanto provocatoria, ma partendo da posizioni più problematiche rispetto all’immigrazione. È il caso di Michel Houellebecq, autore di Soumission (“Sottomissione”), un romanzo che immagina un presidente musulmano all’Eliseo nel 2022. Canal+ gli ha fatto un’intervista (ripresa da Repubblica) zeppa di richiami alla responsabilità, di appelli impliciti a non istigare gli islamici e via dicendo. Il contrario, insomma, della orgogliosa difesa del diritto di opinione orgogliosamente rivendicato nel caso delle vignette dell’Hebdo. Ecco, saremmo tutti più credibili nel farlo se gridassimo: «Je suis Charlie Houellebecq».

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