Obama: «L’America è risorta e volta pagina». Gli 8 punti della rinascita

21 Gen 2015 10:43 - di Bianca Conte

«L’America volta pagina: è risorta dalla recessione». È un Barack Obama soddisfatto di quanto fin qui realizzato e fiducioso sul futuro quello che, intervenendo davanti alle Camere riunite del Congresso per il suo sesto discorso sullo stato dell’Unione, tira le fila del suo secondo mandato. «Abbiamo attraversato tempi molto duri e abbiamo gettato nuove fondamenta. Iniziamo insieme un nuovo capitolo», ha esortato la platea il presidente uscente che, affrontando a tutto campo le questioni in agenda, dal terrorismo islamico all’economia interna, ha più volte plaudito alle risorse a cui il Paese è riuscito ad attingere in questi 15 anni del nuovo secolo. Anni in cui la sua leadership ha scricchiolato, fino alla debacle dell’ultima consultazione elettorale delle Midterm di ottobre che hanno sancito il crollo definitivo del suo gradimento popolare.

L’american dream

«Per molti è stata dura e lo è ancora, fra il terrorismo, due lunghe e costose guerre e una recessione», ha ripercorso nel suo intervento Obama, ribadendo tuttavia che gli Stati Uniti da questo momento in poi sono pronti a voltare pagina «con un’economia in crescita, un deficit in calo e un boom della produzione energetica»: tutti punti saldi a cui aggrapparsi per «scrivere un nuovo capitolo del futuro». Il tutto condito nel discorso presidenziale con generose dosi di american dream – di cui finora il numero uno della Casa Bianca ha però lasciato trasparire più che altro i risvolti da incubo – e abbondanti spruzzate di retorica trionfalistica che, mescolate al glamour delle grandi convention; alla standing ovation tributata da deputati e senatori del Congresso americano all’ex detenuto americano a Cuba liberato dopo anni di prigionia, Alan Gross, e alla irreprensibile presenza della first lady, Michelle Obama – fasciata in un abito rigorosamente made in Usa firmato Michael Kors – hanno sancito la riuscita dell’appuntamento pubblico presidenziale dopo tanti recenti flop. Un quadretto a tinte pastello, se non fosse per il commento postato a margine dell’intervento presidenziale dall’avversario di sempre di Obama, Mitt Romney, «deluso» dal presidente americano e dal suo discorso sullo Stato dell’Unione». «Obama – scrive sul web l’antagonista repubblicano – ha mostrato di essere più interessato alla politica che alla leadership. Più deciso a vincere le elezioni che a conquistare il progresso, ignorando il fatto che il Paese ha eletto un Congresso che spinge per un governo più piccolo e tasse più basse».

I punti della “rinascita”

Un cammino, quello evidenziato da Romney, in controtendenza con il percorso illustrato, tra bilanci e prospettive, da Obama. Ecco allora i punti salienti del discorso.

1 – Lotta al terrorismo dell’Isis. «Gli Stati Uniti sconfiggeranno l’Isis – ha dichiarato il presidente americano – chiedendo al Congresso di «mostrare al mondo che siamo uniti nella missione di approvare una risoluzione per l’uso della forza contro il Califfato». «Da una scuola in Pakistan alle strade di Parigi – ha rilanciato Obama – siamo con la gente che nel mondo è stata colpita dai terroristi».

2 – No a nuove sanzioni all’Iran. Perché, a detta del presidente Usa, «non hanno senso e garantiranno solo un fallimento della diplomazia, alienando gli Stati Uniti dagli alleati e assicurando che l’Iran riavvii il suo programma nucleare».

3 – Stop agli Hacker. «Nessun paese straniero, nessun hacker sarà in grado di paralizzare le nostre reti, rubare i nostri segreti commerciali, o invadere la privacy delle famiglie americane», ha affermato Obama, esortando il Congresso ad «approvare le norme necessarie per combattere le minacce di cyber attacchi1, perché in assenza di interventi precisi «il paese e l’economia saranno vulnerabili».

4 – Fine dell’embargo a Cuba. Barack Obama cita Papa Francesco parlando di Cuba nel discorso sullo Stato dell’Unione. «Il Congresso dovrebbe iniziare a lavorare per mettere fine all’embargo» a Cuba. Come sua Santità ha detto: la diplomazia è un lavoro fatto di piccoli passi, questi piccoli passi aprono una nuova speranza per il futuro di Cuba». Non solo: «Da quando sono presidente – ha aggiunto Obama – abbiamo lavorato in modo responsabile per dimezzare il numero di detenuti a Guantanamo. Ora è il momento di finire il lavoro. Non arretrerò nella mia determinazione di chiuderlo».

5 – Questione razziale. «Possiamo avere punti di vista diversi su quanto è accaduto a Ferguson o a New York. Ma certamente tutti possiamo capire un padre che ha paura che suo figlio non possa camminare senza essere molestato».

6 – Parità salariale. «È il 2015: è ora che le donne vengano pagate come gli uomini a parità di lavoro»: è l’appello del presidente che è tornato a invitare il Congresso anche sull’aumento del salario minimo.

7 – Clima.  Il cambiamento climatico pone un’immediata minaccia alla sicurezza nazionale: nulla è una minaccia maggiore sul futuro».

8 – Wall Street. Allentare le norme su Wall Street vuol dire mettere le famiglie americane a rischio: Obama si impegna quindi a porre il veto a qualsiasi norma che mini la riforma finanziaria.

 

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