L’Avana, nave da guerra russa “disturba” i colloqui tra Usa e Cuba

21 Gen 2015 19:19 - di Antonio Pannullo
Una strada dell'Avana

Sembra che la Guerra Fredda non sia mai finita: una nave da guerra russa è ancorata al porto dell’Avana da lunedì, alla vigilia dei colloqui di alto livello tra Cuba e Usa nell’ambito del disgelo tra i due Paesi annunciato a dicembre dal presidente Barack Obama. La notizia è stata ripresa da tutti i media americani, sottolineando la strana coincidenza con il primo incontro ad alto livello tra le due delegazioni, ma nella capitale cubana nessuno ha voluto commentare e l’arrivo della Victor Leonov CCB-175 non è stato neanche annunciata. A Washington, funzionari americani hanno minimizzato la presenza della nave, ancorata nel vecchio porto usato anche dalle navi da crociera: «Non è un precedente. Non è inusuale. Non è allarmante». La nave era stata un’altra volta nel porto dell’Avana a febbraio e marzo dello scorso anno, rimanendo alcuni giorni a Cuba. E anche in quel caso, le autorità locali non ne fecero parola.

Iniziata la due-giorni di colloqui

Intanto, la prima delegazione americana di alto livello da decenni a recarsi a Cuba è all’Avana per una due giorni di negoziati con le autorità dell’isola. I colloqui, già iniziati, si concentreranno sugli sforzi, da parte di entrambe le parti, per promuovere ciò che il Dipartimento di Stato americano chiama «migrazione sicura, legale e ordinata», un tema che include numerosi settori: dalla sicurezza dei voli charter tra Miami e L’Avana, alla lotta ai passaporti falsi, a potenziali missioni di ricerca e soccorso congiunte. I colloqui di giovedì saranno più complessi, poiché verteranno sulla riapertura di un’ambasciata americana all’Avana guidata da un ambasciatore e di un’ambasciata cubana a Washington.

La grande fuga degli emigranti non si arresta

Tuttavia il numero di cubani che tenta di attraversare a nuoto i 90 chilometri di acqua che separa l’isola dagli Stati Uniti sta aumentando notevolmente in seguito all’accordo tra i due governi per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche. Lo riferisce Foreign Affairs che cita i dati della Guardia costiera. Da quando il presidente Usa ha annunciato il disgelo con Cuba, a dicembre, 481 persone sono state intercettate dalla Guardia Costiera in mare o subito dopo lo sbarco. Un incremento del 117% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente mentre a gennaio sono stati 96. Secondo i funzionari l’aumento è dovuto alle indiscrezioni in base alle quali gli Usa vogliono cambiare la cosiddetta legge Cuban Adjustment Act che prevede la policy Wet foot, dry foot, la quale consente agli immigrati cubani che mettono piede sul suolo americano di rimanere e dopo un anno cominciare la pratica per ottenere la cittadinanza; mentre coloro che vengono presi in mare sono rispediti indietro. Tuttavia, secondo Arturo Lopez-Levy, ricercatore nel governo di Raul Castro, la riforma non è una delle priorità nei negoziati. «Il Cuban Adjustment Act non è il principale problema nei rapporti tra i due Paesi», sostiene. «Anche se dovesse cambiare, non ci sarà un calo di immigrati illegali da Cuba. Si assisterà invece alla creazione di un altro gruppo di immigrati che vive nell’ombra. E questo non è buono né per gli Usa né per l’Avana”.

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