Landini, il duro, si fa Fracchia: «Marchionne, quanto è buono lei»

14 Gen 2015 12:28 - di Lando Chiarini

E chi se lo ricorda più Maurizio Landini in veste di critico numero 1 di Sergio Marchionne, l’ad di Fiat (Fca dopo l’alleanza con l’americana Chrysler). Sembra passato un secolo ed invece è solo ieri. Pare addirittura di vederlo – pullover, camicia sbottonata e maglietta intima – mentre dai talk-show e dai tiggì arringa le tute blu della sua Fiom contro il manager italo-canadese, dipinto di volta in volta come affamatore di operai, negatore del diritto di sciopero, smantellatore dell’industria nazionale, complice degli Agnelli e, soprattutto nemico giurato dei metalmeccanici.

Tra Landini e l’ad Fiat un derby infinito

A Marchionne il capo della Fiom non ne ha fatta passare una che sia una. L’ad annunciava un piano di rilancio? Non faceva neanche in tempo a comunicarlo che già filava come un siluro la controreplica di Landini. I due si sono affrontati persino a colpi di lettere aperte. Vale la pena di ricordare quella pubblicata da Repubblica sullo sciopero di un’ora indetto dalla Fiom negli stabilimenti Maserati di Grugliasco in segno di protesta contro il divieto aziendale di tenere un’assemblea durante i turni lavorativi. Ancora più piccata fu la dichiarazione ripresa dall’AdnKronos esattamente un anno fa in risposta all’annuncio della Fiat di produrre, entro il 2016, 17 nuovi modelli e di raggiungere nel giro di tre-quattro anni la piena occupazione. «È poco credibile – tuonò lesto Landini – perché ogni anno o due la Fiat annuncia un diverso piano». E si potrebbe continuare citando le catastrofiche previsioni del capo Fiom sui posti di lavoro messi a rischio dall’idea marchionniana di Fiat come impresa globale.

Nuove assunzione e stop alla Cig: vince l’azienda

Invece, come spesso capita alla sinistra – ed è del tutto lecito buttarla in politica dal momento che, di recente, più di uno ha pensato al capo della Fiom come leader di un’area antagonista al Pd – aveva torto Landini e ragione Marchionne. La Fca è pronta ad assumere 1500 operai a Melfi e presto ne richiamerà 5000 dalla cassa integrazione mentre nuovi investimenti sono previsti a Cassino. Va meglio pure l’Alfa Romeo, tornata di moda negli Usa, mentre stenta ancora la Ferrari. I numeri sono numeri e proprio come i fatti hanno la testa dura. Nessuno può convincerli del contrario. Neppure Landini che ora di fronte alle cifre sciorinate dal suo antico nemico si scioglie come un ghiacciolo fino addirittura ad incensarlo dalle colonne di Repubblica. Neanche sembra più lui: nell’intervista si arrampica, si contorce, quasi si pente delle passate intemperanze. «Tra me e l’ad nulla di personale», assicura cercando un appiglio per non sprofondare. Ma la sua maglietta è già un sudario. La trasfigurazione è quasi compiuta: Landini è scomparso, sostituito da Fracchia: «Marchionne, quanto è buono lei».

 

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