L’affondo di Marine Le Pen contro Schengen: difendiamo i nostri confini

13 Gen 2015 12:56 - di Priscilla Del Ninno

Strasburgo per rivedere il Trattato di Schengen. Proprio in contemporanea alla performance tristemente disertata di Matteo Renzi, altre sale del parlamento europeo ospitano l’affollatissima conferenza stampa tenuta da Marine Le Pen: all’ordine del giorno, naturalmente, i punti di forza del suo manifesto politico, con fulcro nevralgico nell’antiterrorismo islamico.

L’affondo anti-Schengen

«È ora che la Francia si riprenda il controllo delle proprie frontiere», ha dichiarato senza mezzi termini la leader del Fn, tornando a sostenere la necessità di «sospendere Schengen che agevola il traffico di armi e di terroristi». Di più: «La Francia – ha rincarato la dose la Le Pen – deve bloccare ogni investimento del Qatar e dell’Arabia Saudita: Paesi che sostengono il terrorismo e il fondamentalismo islamico… E se finanziano il Psg non è perché amano il calcio, ma per aumentare la loro influenza», ha poi sostenuto la numero uno del FN, chiosando emblematicamente: «La libertà di circolazione è un’idea folle: dobbiamo essere liberi di decidere chi entra e chi esce dal nostro Paese», ha concluso il suo intervento la leader frontista, sottolineando come dietro Schengen si annidi un «accecamento ideologico» per cui «eliminare le frontiere è come dire contro i ladri togliete le porte»… Un argomento, quello dell’interventismo anti-fondamentalista, dalla Le Pen sempre rilanciato, e purtroppo drammaticamente tornato alla ribalta proprio in queste ore di sangue sparso per le vie di Parigi.

Crescita di consensi

Una posizione ferma che non ammette compromessi, quella rivendicata dall’esponente del FN, notoriamente ridotta all’accusa di semplice xenofobia e usata in chiave anti-propagandistica dai suoi avversari, e rivelatasi invece uno dei punti di forza del suo successo elettorale e popolare. La leader del Front National – capace di intercettare il malcontento e il bisogno di certezze che il multiculturalismo ha incrementato e radicato sul terreno sociale – che all’ultima consultazione europea ha sbancato al tavolo dei consensi la concorrenza elettorale mettendo una seria ipoteca su una possibile affermazione casalinga, proprio in questi giorni di messa al bando diplomatico sta dimostrando così di avere un’ascendenza popolare che preoccupa sempre più pesantemente l’attuale vertice socialista, non per niente caduta nell’errore strategico, prima ancora che istituzionale, del mancato invito alla marcia anti-terrorismo di domenica scorsa. Una caduta di stile e una mossa autolesionistica, andata paradossalmente a rinvigorire l’immagine lepenista e a fiaccare ulterioremente la governance socialista d’oltralpe in caduta libera. Una presidenza, quella di Hollande, in costante calo di consensi. Una perdita di credibilità politica, quella del numero uno dell’Eliseo, che paradossalmente l’ondata di terrorismo islamico su cui si è concentrata l’attenzione internazionale, ha solo congelato in questi giorni di lutto e di smarrimento. Lutto e smarrimento che non distraggono, invece, la leader del FN, pronta a ribadire anche dalla postazione parlamentare europea il “suo” ordine delle priorità francesi.

 

 

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