Italicum, sì alla soglia del 40% per il premio di lista e sbarramento al 3%

26 Gen 2015 22:00 - di

Il Senato ha approvato l’emendamento di Anna Finocchiaro e dei capigruppo di maggioranza sul nuovo Italicum portando dal 37% al 40% la soglia per il premio di lista. I sì sono stati 166, i no 62 e un astenuto. L’emendamento sostituisce i listini bloccati con un sistema in cui il capolista dei partiti in ciascuno dei 100 collegi è bloccato, mentre per gli altri candidati che concorrono per un seggio valgono le preferenze. Infine l’emendamento inserisce una clausola secondo cui la legge entra in vigore il 1 luglio 2016.  L’emendamento approvato abbassa poi lo sbarramento al 3%, mentre il testo approvato a Montecitorio stabiliva una serie di soglie: 4,5% per i partiti all’interno di una coalizione; 8% per quelli che correvano da soli; 12% per le coalizioni.  Inoltre è stato approvato anche l’emendamento che consente di votare per corrispondenza ai cittadini che per motivi di lavoro, studio o cure mediche si trovano per un periodo di almeno tre mesi all’estero. L’emendamento è passato con 235 voti favorevoli, 16 contrari e 5 astenuti. Il voto finale del Senato sulla legge elettorale arriverà martedì.

Cambia il quorum per l’elezione del capo dello Stato

Una giornata che ha segnato un passo anche sul piano delle riforme visto che la Camera ha detto sì al cambio del quorum per l’elezione del Presidente della Repubblica. Rispetto al testo uscito dalla commissione Affari Costituzionali, il quorum è stato modificato con l’emendamento a prima firma del deputato Pd Ettore Rosato che fissa al settimo scrutinio (e non più al nono) il quorum dei 3/5 dei votanti e al 4/0 (e non al 5/0) quello dei 3/5 dell’Assemblea. E non è l’unico ok, quello della Camera, all’artivolo 21 del ddl riforme. Il sì dell’aula di Montecitorio è infatti arrivato anche all’articolo 22 del ddl riforme, che modifica l’articolo 85 della Costituzione. L’articolo, approvato 313 voti favorevoli e 122 no, prevede che sia la presidente della Camera a esercitare «le funzioni del Presidente della Repubblica nel caso in cui questi non possa adempierle», mentre «il Presidente del Senato convoca e presiede il Parlamento in seduta comune». Ed ancora. Sì dell’aula di Montecitorio agli articoli 23 e 24 del ddl riforme, che vanno a modificare, nella direzione dell’unica Camera elettiva, gli articoli 86 e 88 della Costituzione.

 

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