Dall’Iraq alla Cina, la mappa del terrore: ecco le basi di al Qaeda e Isis

15 Gen 2015 13:19 - di Valeria Gelsi

Da una parte al Qaeda, dall’altra l’Isis, per lo più in conflitto tra loro, ma pronti a collaborare per colpire il nemico comune: gli “infedeli”. È la fotografia del terrorismo islamico che, al netto di alcune sigle autonome, si ritrova tutto in questi due grandi network.

Due gruppi in conflitto

Gli attentati di Parigi, dove i fratelli Kouachi si sono presentati come affiliati della rete qaedista e Amedy Coulibaly come emissario del Califfato, hanno mostrato il volto di una “alleanza” tra le due realtà che a livello territoriale però non esiste: tra i due gruppi esistono invece differenze ideologiche, che spesso sfociano anche in contrasti di carattere militare. E in una “guerra di conquista” che, secondo diversi analisti, vede il Califfato in fase espansiva.

La mappa del terrore

Una mappatura del terrore è stata compilata in questi giorni da Avvenire, che ha spiegato anche come il web rappresenti ormai per i jihadisti il primo vero territorio di conquista, così prolifico da determinare un cambio delle postazioni strategiche per la “guerra santa”, in cui la Tunisia ha scalzato perfino l’Arabia Saudita come “Paese fornitore” di uomini.

al qaeda e isis nel mondo

La mappa del terrore disegnata da Avvenire

Il radicamento dell’Isis

Il cuore e la regia dell’Isis sono tra l’Iraq e la Siria, ovvero in quella zona da cui il Califfato ha preso le mosse e iniziato a fare proseliti. Lì risiede anche il capo della rete, Abu Bakr al-Baghdadi.

Spostandosi verso ovest, a Gaza si trova il Consiglio della Shura dei Mujahedin e nel Sinai il gruppo Ansar Bait al-Maqdis, con a capo Shady al-Manaei.

Anche la Tunisia è fra i Paesi in cui l’Isis vanta una presenza incontrastata, grazie al gruppo locale Ansar al Sharia. I capi sono Seifallah Ben Hassine, Abu Iyadh, che è stato arrestato, e Khaled al-Shayeb.

Sul fronte opposto, a Est, il network di al-Baghdadi si è radicato nelle Filippine grazie al gruppo Abu Sayyaf, il cui capo è Isnilon Hapilon.

I territori nelle mani di al-Qaeda

Il “quartier generale” è tra l’Afghanistan e il Pakistan, rispettivamente con i gruppi Taliban e Tehrik-e-Taliban. Il capo supremo è Ayman al-Zawahiri, ufficialmente alla guida dell’organizzazione da quando il 2 maggio del 2011 Osama bin Laden fu ucciso in un blitz americano. In Afghanistan, invece, la leadership è nelle mani del Mullah Omar e in Pakistan di Maulana Fazlullah. Secondo un videomessaggio di rivendicazione l’ordine degli attacchi di Parigi sarebbe partito direttamente da al Zawahiri.

Nel video compariva uno dei capi della cellula yemenita di al Qaeda, Nasser bin Ali al-Ansi. Qui l’organizzazione prende il nome di Aqpa, al Qaeda nella penisola arabica e conta un “contingente” di circa mille uomini.

Più a Sud, in Somalia, c’è il gruppo al Shabaab, composto da circa 6mila uomini e guidato da Ahmed Omar.

A Est, invece, c’è Aqsi, al Qaeda nel subcontinente indiano e nella provincia dello Xinjiang, in Cina, il Movimento islamico del Turkestan orientale, con a capo Abdullah Mansour.

Le regioni “miste”

In Libia coesistono il Consiglio della Shura per la gioventù islamica, fedele al Califfato, e la Brigata martiri di Abu Salim.

Nell’area del Maghreb e in Algeria, invece, si trovano i gruppi al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) e Jund al-Khilafa, composto da fuoriusciti dell’Aqmi

E una sacca di sovrapposizione si registra anche in Siria, dove il Califfato “convive” con il Fronte al-Nusra.

Gli altri gruppi

Fuori dai due principali network, ma non per questo meno aggressivi sono Ansar Dine in Mali, il tristemente noto Boko Haram in Nigeria e Jemaah Islamiyah in Indonesia.

 

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