Cuba dice addio al marxismo, il figlio di Fidel vuole la Coca Cola

30 Gen 2015 19:47 - di Gioacchino Rossello

Pecunia non olet. Anzi, piace e fa gola. Soprattutto ai comunisti più duri. È così che Cuba dice addio al marxismo, rivendicando il diritto di godere dei simboli occidentali. Già, eccoli i nuovi cubani. Devono aver pregustato la svolta dopo l’ultima apertura nelle relazioni con gli Usa. Prove di disgelo che continuano e si moltiplicano ormai alla luce del sole e che stanno portando a delle “conversioni” impensabili sino a poco fa. Impensabili e significative perché provenienti dalla elitè isolana. Quella di più stretta osservanza marxista che ha sempre vissuto meglio del popolo. Ultimo caso, in ordine di tempo,  è quello di uno dei figli di Fidel Castro, Alex, che ha tranquillamente spalancato le porte dell’isola caraibica ai simboli più forti di quello che fu il vituperato capitalismo americano: Coca Cola e Mc Donald’s.

«Una pausa al socialismo»

«Siamo vicini, potremmo produrre Coca Cola a Cuba» ha spiegato sornione aggiungendo poi che «stiamo facendo una pausa al nostro socialismo, ma non vi rinunceremo». Dichiarazioni neppure tanto sorprendenti che il furbissimo figlio del lider Maximo ha rilasciato in una intervista ad Americateve. Dopodiché, bontà sua, il giovanotto ha pure riconosciuto che il sistema politico cubano «ha commesso degli errori», anche se non ha voluto o saputo indicare quali. Alex Castro, che di mestiere (udite, udite) fa il fotografo ufficiale di suo padre, ha poi rivelato che Fidel, che non compare in pubblico dal gennaio del 2014 e la cui ultima fotografia risale all’agosto scorso, non solo e’ vivo ma continua ad avere una importante influenza sul fratello presidente, Raul.

Divertimentificio per Yankee

E meno male. Ora si che il mondo è più sollevato. Che se non ce l’avesse più avuta, l’influenza sul fratello, chissà cosa  sarebbe divenuta quella che per generazioni di presunti rivoluzionari è stata l’isola rossa, il paradiso anticapitalismo per eccellenza: magari sarebbe già tornata ad essere il divertimentificio degli Yankee com’era prima della rivoluzione castrista. Rivoluzione annegata in un mare di rum, sigari e belle donne.

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