Berlino ci avverte: se la Grecia lascia l’euro, l’Italia finirà nel mirino

5 Gen 2015 13:53 - di Giacomo Fabi

Si scrive Atene ma si legge Berlino. E nulla importa se – bilanci statali alla mano – la prima rappresenta la “coda” dell’Eurozona mentre la seconda ne costituisce la “testa”: nessun altro più di Grecia e Germania potrebbe raffigurare plasticamente i pericoli annidati nella costruzione della moneta unica orfana di una politica unitaria. E così mentre in cima al Partenone, complice la campagna elettorale, si discute se  uscire o meno dall’euro, sotto la porta di Brandeburgo se ne valutano i possibili effetti sulla “locomotiva” tedesca.

Gli economisti tedeschi: «La Grecia fuori dall’euro non ci preoccupa»

Se, all’inizio, al vittoria di Syriza, il partito della sinistra radicale guidata da Alexis Tsipras, era visto come uno spauracchio in Germania, ora i toni sono più contenuti e le analisi un po’ più mirate. L’obiettivo, tuttavia, resta l’Europa mediterranea con l’Italia nel ruolo di vittima designata del possibile disimpegno ellenico. Lars Feld, tra i più apprezzati saggi economici tedeschi, in un’intervista al quotidiano Handelsbaltt, ha chiaramente detto che «l’uscita della Grecia dall’euro non fa più paura», dal momento che l’euro resisterebbe e gli effetti sull’economia sarebbero «limitati» mentre a riischiarne il «contagio politico» sarebbe – per lo studioso tedesco –  l’Italia, dove «i toni eurocritici potrebbero diventare di nuovo più forti». Sempre dallo stesso quotidiano, gli fa eco, sul versante politico, il vice capogruppo parlamentare dell’Spd Carsten Schneider che nutre pochi dubbi sul fatto che una volta uscita la Grecia dall’euro.i mercati finanziari prenderebbero subito di mira l’Italia.

Elezioni greche: centrodestra in rimonta

In Grecia, intanto, tengono banco i sondaggi elettorali: l’ultimo, condotto dalla società Rass, per conto dell’edizione domenicale del quotidiano Elefteros Tipos, segnala ancora il primato di Syriza (30,4 percento) su Nea Dimokratia (27,3), partito di centro-destra al governo del premier Antonis Samaras. Il divario si continua a ridurre ed il fatto che il 74,2 per cento degli intervistati si dicano convinti che la Grecia debba restare nell’Eurozona, lascia sperare i moderati guidati dall’attuale primo ministro. Sul fronte delle conseguenze finanziarie, invece, la Borsa di Atene ha aperto sostanzialmente stabile registrando un -0,06 per cento.  Tensioni, tuttavia, si sono verificate sullo spread greco: dopo una partenza a quota 857, il differenziale crolla fino a 844 per poi schizzare nel giro di un’ora fino a 876 punti.

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