Acca Larenzia, la proposta di Junio Guariento per ricordare senza divisioni

7 Gen 2015 12:21 - di Lisa Turri

Anniversario doloroso, quello di Acca Larenzia, soprattutto perché mancano unione e serenità nel ricordare. Questa l’opinione di Junio Guariento, militante della “vecchia guardia”, ex componente della Compagnia dell’Anello, il gruppo che per primo onorò con una canzone – Padova 17 giugno, dedicata a Mazzola e Giralucci – i martiri di destra che nessuno voleva ricordare. Oggi “abbiamo tutti un peso nel cuore, ma con chi condividere questo dolore, con chi onorare la memoria di quei tre ragazzi se persistono divisioni e odio?”. Tre anni fa Guariento lanciò una proposta: ricordare Franco, Francesco e Stefano con un’iniziativa differente, abbandonare il Presente! e far galleggiare sul Tevere o in una fontana monumentale lumini portati da giovani e ex militanti, per dire che quelle tre vite non sono spente del tutto. “Un altro modo di dire Presente!, un modo simbolico e più nuovo, che possa anche attirare l’attenzione e allargare a tutta la città la conoscenza di quel fatto tragico, perché quanti ragazzi a Roma sanno che cosa accadde ad Acca Larenzia?”.

Un’idea accolta con favore

L’idea fu accolta da molti con favore, ma non è mai stata attuata e si continua “a litigare su chi può andare ad Acca Larenzia e chi no, a che ora, ecc. ecc.  Prevale lo spirito di polemica e questo perché – osserva Junio – “manca una persona autorevole e seguita da tutti che possa fare questo appello alla condivisione, questo appello a tutti a fare un passo indietro per ritrovarsi uniti nel nome di quei morti. E allora l’appello dobbiamo farlo alla nostra intelligenza, alla nostra coscienza, e lo deve fare ciascuno di noi”.

Esempi per i più giovani

Sarebbe opportuno farlo, continua ancora Guariento, soprattutto per l’esempio da dare ai più giovani. “Cosa trasmettiamo ai diciottenni, ai ventenni? Quale esempio diamo? Solo quello di rituali nostalgici? Non è possibile”. E racconta anche di avere partecipato al Presente! per Sergio Ramelli a Milano, di avere visto e apprezzato, in quell’occasione, compostezza e disciplina: “E c’era di tutto, dalle teste rasate a Fratelli d’Italia. Mi è piaciuto, perché si è dato seguito a un appello della madre di Sergio, che aveva auspicato questa unità. A Roma non vengo più dopo le divisoni degli anni passati. Non ne vedo il senso. E molti la pensano come me. Li ricordo da qui, in comunione con tanti che come me sono stanchi di questo spettacolo di rancori incrociati”.

 

 

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