Salvini: «Conviene uscire da questa Ue. Spero che Renzi lo capisca»

8 Dic 2014 16:26 - di Domenico Labra

«Spero che anche Renzi capisca che ci converrebbe uscire» dall’Unione europea. Matteo Salvini non ci pensa due volte. E in un incontro con la stampa italiana a Mosca, dove il segretario della Lega ha partecipato a un convegno alla Duma contro le sanzioni occidentali che colpiscono la Russia, presenti anche alcuni rappresentanti dell’imprenditoria italiana, esprime l’auspicio per l’Italia di una soluzione analoga a quella già prospettata alla Francia da Marine Le Pen. Soluzione alla quale sembra pensare persino il premier britannico Cameroon, sempre più convinto della necessità di proporre, anche ai sudditi di Sua Maestà, un bel referendum sull’argomento.

Una ipotesi che si fa strada anche nella maggioranza.

La bordata di Salvini arriva diretta e puntuale.  E proprio nel giorno delle rinnovate bacchettate della signora Merkel al nostro Paese e a poche ore di distanza dall’ennesimo declassamento delle agenzie americane di rating tanto amate, negli anni scorsi, da Veltroni e compagni. Una ipotesi che però adesso sembra farsi strada anche in alcuni settori della maggioranza renziana. Che per l’appunto non pare voler chiudere la porta ad un ripensamento generale delle regole vigenti nell’Europa a trazione tedesca.

«Una Ue a 28 non ha più senso»

«La mia fiducia verso un’Europa così strutturata è pari a zero»,  ha detto chiaro e tondo Salvini. Che subito dopo ha anche fatto sapere   di averne «parlato a Bruxelles la settimana scorsa» con il vice ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, uomo di Scelta Civica ormai vicino al Pd renziano, notando che anche quest’ultimo «ha riconosciuto che con queste regole e con questo sistema di vincoli in Europa si riesce a fare molto poco, anche per difendere le produzioni locali». Salvini ha quindi insistito sulla necessità di dare voce alle realtà produttive che stanno soffrendo l’assurdo dispositivo di sanzioni contro la Russia di Putin e ha invitato a lavorare per «rifondare un’Europa più rispettosa del lavoro e su basi più omogenee. Un’Europa a 28 – ha concluso – non ha più senso».

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