Napolitano nella bufera: «Fa il gioco del Pd, come gli insegnò Togliatti»

17 Dic 2014 16:47 - di Franco Bianchini

Nessuno tocchi Matteo Renzi. E botte a chi osa criticarlo. Il pieno sostegno al governo e persino l’attacco alla minoranza del Pd, che a suo dire ha perso di vista la linearità della democrazia che prevede regole interne ai partiti, disciplina e stabilità dell’esecutivo. L’ultima sortita del presidente della Repubblica ha lasciato perplessi. Anzi, ha sollevato critiche su critiche. «Abbiamo assistito al capolavoro politico di Giorgio Napolitano. L’allievo di Togliatti, sempre un po’ secondo a tutti, talvolta terzo o quarto, ma sempre nel Comintern che non muore mai, è riuscito a conquistare il ruolo più ambito. Ha impartito disposizioni, moniti pesanti come ordini, non da Capo dello Stato (sarebbe uno sfregio alla Costituzione), non come suprema autorità garante dell’unità della nazione (come tale non gli è consentito di assumere il ruolo di capo del capo del governo). No, è stato colui che nella tradizione della antica ditta rossa è il dominus di tutto l’ambaradan, il timoniere da cui promanano le rimanenti funzioni, e cioè il segretario politico del partito», ha scritto il Mattinale, la nota politica redatta dallo staff del gruppo Fi alla Camera.

Napolitano detta le regole anche al successore…

«Addirittura – si legge – ha avuto l’ardire di proiettare il suo mandato oltre i due già ricevuti, consegnando un compitino al successore, il quale non dovrà far altro che essere un Napolitano-ter, dopo le regole di comportamento e la funzione politica tracciate come binari inderogabili, di accompagnamento al potere sempiterno del Pci-Pds-Ds-Pd. È con ogni evidenza una benedizione della prossima copia Renzi-Padoan. Questa stabilità da lui richiesta diventa sequestro della democrazia parlamentare, imposizione di compiti che al Quirinale non spettano. La scomunica preventiva comminata a chiunque osi pensare a una qualche scissione nelle forze politiche è una cosa mai sentita. Insomma, sinceri complimenti. Arrivare a novant’anni e dare la propria forma e i propri contenuti a una Repubblica è un record mondiale. Ma ne avremmo fatto a meno e resisteremo».

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