La lettera che inchioda il prefetto: dette il via libera alle coop di Buzzi

22 Dic 2014 13:42 - di Alessandra Danieli

Carta canta. E stavolta nel mirino finisce il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, per aver perorato, con una lettera, la stipula di una convenzione con la cooperativa di Salvatore Buzzi (agli arresti per associazione mafiosa)  per la gestione dell’emergenza legata all’arrivo dei profughi a Castelnuovo di Porto, paesino alle porte della capitale.

La lettera

La missiva partita dalla Prefettura di Roma è datata 18 marzo 2014 ed è indirizzata al sindaco di Castelnuovo e al Questore, subito dopo l’incontro avvenuto tra Pecoraro e Buzzi. «Alla luce delle manifestazioni di disponibilità ricevute – si  legge nel documento firmato dal dirigente Roberto Leone – si chiede alle signorie loro, per i profili di rispettiva competenza, se sussistano motivi ostativi alla stipula di una convenzione con il soggetto indicato “Eriches 29 consorzio cooperative sociali”». Si allega la documentazione facendo presente che, in mancanza di elementi ostativi,«si procederà alla stipula della convenzione». La lettera risulta protocollata in uscita il 19 marzo 2014 e arrivata il giorno dopo al Comune di Castelnuovo.

I fatti

Negli atti dell’inchiesta i carabinieri documentano che il 15 marzo Buzzi comunica alla dottoressa Paola Varvarazzo (della prefettura di Roma ndr) di aver perso il ricorso al Tar contro l’affidamento della gestione del Centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto a una società concorrente (la coop Auxilium). Il giorno dopo Buzzi parla con Massimo Carminati, gli racconta del Tar e aggiunge di aver un appuntamento con Gianni Letta. È Luca Odevaine, all’epoca componente del tavolo per i rifugiati, a suggerire a Buzzi gli argomenti da affrontare con Letta («Gli si potrebbe chiedere, perché Pecoraro c’ha ferma un sacco de roba, c’ha fermo Castelnuovo di porto 100 appartamenti…Allora si può chiedere a Pecoraro che sbloccasse la situazione…»).

L’incontro

Il 18 marzo i carabinieri del Ros vedono Buzzi entrare nell’ufficio di Gianni Letta. Quando esce chiama Odevaine e annuncia: «È andata bene, alle 6 vedo il prefetto». Il pedinamento conferma che effettivamente alle 17.45 di quello stesso giorno Buzzi entra alla prefettura di Roma e rimane fino alle 18.35. Appena esce chiama nuovamente Odevaine: «Col prefetto è andata molto bene, gli abbiamo parlato di questo Cara di Castelnuovo di Porto… no del Cara, gli abbiamo parlato di questo immobile che c’è e lui m’ha detto: “Basta che il sindaco me dice di sì io non c’ho il minimo problema, anzi la cosa è interessante, lasciatemi tutto”».

L’imbarazzo

L’11 dicembre Pecoraro, audito in commissione Antimafia, spiegava di aver ricevuto Buzzi ma di non sapere nemmeno chi fosse. «È venuto da me dopo che Letta mi aveva telefonato. L’ho ricevuto e ho detto no alla sua proposta che consisteva nella disponibilità di 100 appartamenti per gli immigrati di Castelnuovo di Porto. Gli ho spiegato che lì ho già il Cara, che gli immigrati in una città così piccola sarebbero stati troppi». In realtà la lettera sembra raccontare una verità completamente diversa. Adesso Pecoraro è costretto ad ammettere che effettivamente ci fu un tentativo, ma spiega: «È un tipo di missiva che abbiamo mandato a tutti i sindaci della provincia chiedendo se c’era disponibilità di posti».

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